di Caterina Mangia

Un italiano su cinque nel 2015 è a rischio povertà.
La conferma della drammatica realtà sociale con cui il nostro Paese da troppo tempo è alle prese arriva da Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, il quale in un’audizione alla Camera su disuguaglianze, distribuzione della ricchezza e delle risorse finanziarie ha precisato che a rischiare questa deriva  è il 19,9 per cento degli italiani.
La situazione peggiora al Sud, dove il rischio di esclusione sociale e di indigenza sale in modo preoccupante, fino a toccare un picco in Sicilia, dove riguarda più di un italiano su due: il 55,4 per cento della popolazione. Anche in Puglia e Campania: quasi la metà dei cittadini lotta contro la povertà e l’emarginazione sociale, rispettivamente il 47,8 per cento e il 46,1 per cento della cittadinanza.
In generale, la povertà negli ultimi anni è aumentata in tutto il Paese, con l’indice che segna un incremento, dal 2008 al 2015, dal  25,5 per cento al 28,7 per cento: in questo lasso temporale la Puglia e l’Umbria sono le regioni che hanno assistito al tracollo più grave, di più di dieci punti percentuali.
Alleva ha ricordato che quando si parla di indice di povertà ed esclusione si tiene conto di molti fattori: oltre a quello strettamente reddituale, si individua anche la deprivazione materiale e della bassa intensità lavorativa nelle famiglie. Fattori che descrivono la vita delle persone, l’incapacità di far fronte alle spese più semplici e la possibilità di lavorare soltanto una manciata di ore a settimana.
Il presidente dell’Istat ha fornito un’ulteriore conferma del fatto che vivere a Sud è più difficile: il Pil pro-capite del Meridione è inferiore di un terzo rispetto a quello italiano (32,4 per cento), e quasi la metà rispetto a quello del Nord-Ovest.
Insomma, i numeri confermano sempre lo stesso, preoccupante quadro: la povertà e l’esclusione nel Paese non accennano a diminuire, e la questione meridionale è tuttora, drammaticamente in piedi.