di Antonella Marano

Per una volta il governo italiano mostra di avere carattere: alla richiesta del ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire, di una ‘spartizione paritaria’ per la società che controlla i cantieri di Saint – Nazaire, da Roma risuona ancora l’eco del no e della ferma opposizione a questa richiesta. L’egemonia di Fincantieri su uno dei più importanti poli cantieristici al mondo nella regione della Loira è avvenuto lo scorso aprile a seguito dell’accordo per l’acquisto di Stx France nell’ambito della procedura fallimentare del gruppo coreano proprietario della società cantieristica.
Lo stato francese è pronto ad esercitare il suo diritto di prelazione per riaprire il dossier se l’Italia continuerà ad essere ferma sulla sua posizione.
L’offerta presentata dal gruppo guidato da Giuseppe Bono era stata ritenuta ‘congrua’ al 66,7% dalla corte distrettuale di Seoul che ha seguito la procedura fallimentare di STX Offshore&Shipbuilding. La holding sudcoreana era l’azionista di riferimento dei cantieri navali affacciati sull’Oceano Atlantico conquistati dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Ma ha accumulato in questi ultimi anni perdite crescenti a causa di una gestione poco oculata anche per una domanda mondiale in contrazione.
La reazione francese, a distanza di mesi dall’effettivo dominio italiano sui cantieri francese è, come scrive anche Dario Di Vico su il Corriere della Sera, ‘più una mera questione di orgoglio nazionale’. Sostenere la nascita di campioni europei non è dunque un braccio di ferro tra Paesi in cerca di richiamo per i rispettivi elettorati, è una condizione necessaria per competere nell’economia globale, forse tanto snobbata dai francesi.
Tempestiva la risposta dell’ad di Fincantieri “Siamo italiani ed europei ma non possiamo essere trattati meno dei coreani. Non abbiamo bisogno di Stx a tutti i costi. Ora siamo leader mondiali, abbiamo molte trattative in corso e grandi ordini”.
Per Fincantieri si tratta di obiettivo industriale e non politico. A confermarlo, sempre riprendendo le dichiarazioni di Bono, “sono i numeri, le prospettive e gli obiettivi del piano industriale che creeranno le condizioni per distribuire un dividendo il prossimo anno”.