di Barbara Faccenda

La migrazione consta di molti elementi chiave e gli arrivi attraverso diverse vie spesso hanno differenti fattori che le determinano. Con una tale varietà di esperienze e traiettorie risulta oltremodo chiaro come un approccio “one fitsall” sia destinato a fallire.I conflitti violenti non sono l’unica ragione per cui le persone cercano di arrivare sulle coste europee. Molti scappano da condizioni di vita insostenibili che vanno dalla dislocazione relativa al clima a difficoltà economiche, fino alla persecuzione politica.I viaggi migratorisono caratterizzati siadalla fluidità che dalla frammentazione, da fattori chiave che si intersecano con le condizioni di viaggio, dalla violenza lungo i percorsi e dalla ricerca di diritti. Le iniziative europee sulla migrazione, realizzate a velocità ed intensità crescente. Esse,concentrandosi solo sulla deterrenza e sul contrasto al traffico di esseri umani, hanno fallito di cogliere e comprendere le diversità e le sfumature delle esperienze individuali di coloro che attraversano il Mediterraneo
L’inefficacia della deterrenza
L’Agenda europea sulla migrazione del 2015 è stata un’importante cornice per lo sviluppo di una risposta comprensiva e multidimensione ad una sfida complessa e pressante. Tuttavia, l’Agenda affronta la migrazione attraverso il quadro della deterrenza che è progettato per prevenire prima di tutto le persone dall’arrivare in Europa, piuttosto che affrontare direttamente gli elementi chiave che conducono alla migrazione.
Questo approccio della deterrenza non è nuovo, è già fallito visto che ha condotto proprio all’elaborazione dell’Agenda europea. La deterrenza è basata sulpresupposto che la migrazione verso l’Europa possa essere prevenuta attravero politiche che riducano gli incentivi a migrare oppure all’arrivo, il divieto di entrata come monito per coloro che volessero affrontare in futuro tali viaggi. L’approccio degli hotspot è critico a questo riguardo, come un meccanismo di detenzione orientato alla facilitazione dei ritorni. In diversi casi, l’UE è stata partner con paesi da cui ha origine la migrazione o con i loro vicini per “tenere le persone a casa” o per creare barriere alla migrazione en route. Un esempio è quello delle operazioni di ricerca e salvataggio nel deserto del Sahara. Esse hanno veramente significato la salvezza della vita di persone, ma hanno anche impedito altri movimenti nel tentavo di evitare che ci fosse una migrazione “contro-corrente”.
La deterrenza non funziona e non funzionerà. In particolare perché molte delle persone non hanno necessariamente pianificato di andare in UE come priorità. Piuttosto, la decisione di attraversare il Mediterraneo spesso matura da una catena di eventi che non sono necessariamente sotto il controllo dell’individuo che compie poi il viaggio verso l’Europa. In più, alcune persone arrivano in Europa inconsapevolmente o anche contro il loro desiderio. La deterrenza semplicemente non funziona per queste persone o altre che non hanno mai pianificato di venire in Europa. Un significativo numero arriva nei paesi UE non per il loro desiderio di raggiungere “destinazione Europa”, ma perché sono costretti ad abbandonare i loro paesi di origine o le fermate intermedie lungo la loro rotta migratoria.
I limiti degli sforzi (ciechi) anti-traffici.
Il crescente numero di persone che cercano vie di salvezza ha alimentato reti criminali di trafficanti di esseri umani che trattano i più vulnerabili come merce da cui possono trarre profitto. Di conseguenza, l’Agenda UE allo scopo di rafforzare le iniziative anti-traffici, elabora il piano d’azione UE 2010-2015 sul traffico di migranti. Questo primo piano si focalizzava sulla cooperazione con paesi terzi attraverso azioni progettate per migliorare le risposte di polizia e giudiziarie riguardo lo sfruttamento dei migranti in situazioni precarie.Il piano d’azione UE 2015-2020 contro il traffico di migranti si concentra sia sul ritorno dei migranti che “non hanno il diritto di restare” e sul trovare “vie sicure e legali in UE” per coloro che sono qualificati per entrare come studenti o lavoratori. Il piano progetta una risposta inter-agenzia basata sulla collaborazione; misure punitive come la distruzione delle imbarcazioni dei trafficanti e la confisca dei loro profitti; sforzi per condividere informazioni, assistenzaai vulnerabili e realizzazione di collegamenti con i paesi terzi. Ciò nondimeno, l’UE ha una conoscenza limitata delle reti di trafficanti e dei fattori chiave della migrazione, inclusa la mancanza di vie alternative verso l’Europa, che alimentano il mercato dei traffici e dei rischi che le persone affrontano quando sono obbligate a compiere questi viaggi in un tale contesto. Le iniziative anti-traffici si affidano alla limitata comprensione dei funzionari dell’UE circa la relazione tra le persone che cercano di migrare e coloro che facilitano la migrazione. Mentre l’enfasi dell’UE su reti di trafficanti “spietati” in molti casi è accurata, in numerosi altri non lo è. Le storie dei migranti non sono tutte uguali: alcuni sono aiutati da membri della famiglia, da amici o da amici di amici. È lontana dall’essere questa una fotografia monolitica e precisa in cui le persone che migrano abbandonano i loro paesi di orgine e sono abusati da trafficanti spietati. Un’importante sfida alle iniziative UE anti-trafficanti è la circostanza che le persone utilizzano le reti dei trafficanti nell’assenza di vie di salvezza alternative.
Un approccio diverso sarebbe quello in cui la migrazione è facilitata dalla creazione di vie sicure e legali, che avrebbe come principale conseguenza l’ingresso in Europa solo di quelle persone che hanno diritto di accedervi.
Una dimensione chiave del fallimento della politica europea nel campo della migrazione risiede precisamente nella sua distanza dalla realtà della migrazione. Un sistema più efficace dovrebbe sostituire l’approccio della deterrenza con interventi che affrontino i diversi elementi chiave del movimento non autorizzato; rivedere le categorie migratorie e di protezione per riflettere i fattori principali che s’intersecano e le condizioni che obbligano le persone a muoversi.