di Claudia Tarantino

Nonostante l’incertezza della politica di bilancio americana e i pericoli finanziari della Cina, che al momento sono le due superpotenze maggiormente ‘osservate’ dagli economisti, il Fondo Monetario Internazionale conferma “il momento positivo della ripresa globale”, che sarebbe dovuto principalmente ad “un’accelerazione di Eurolandia con il diminuire delle tensioni politiche”.

In altre parole, quindi, secondo le nuove stime dell’Fmi, l’economia mondiale migliora e, in particolare, migliorano l’economia europea e anche quella dell’Italia.

Nel World Economic Outlook, presentato in queste ore a Kuala Lumpur in Malesia, il Pil dell’area Euro è rivisto infatti al rialzo all’1,9% per il 2017 e all’1,7% per il 2018.
Più in dettaglio, le stime per l’Italia salgono all’1,3% nel 2017 e all’1,0% nel 2018, mentre crescono più delle attese le altre maggiori economie del Vecchio Continente, come la Spagna che raggiunge addirittura un +3,1%, seguita dalla Germania (+1,8%) e dalla Francia (+1,5%).
In Europa frena, invece, la Gran Bretagna che, alle prese con i negoziati della Brexit, limita la crescita del 2017 al +1,7%.

E’ lo stesso capo economista dell’Fmi, Maurice Obstfeld, a spiegare però che, sebbene la ripresa sia “su un terreno più stabile rispetto ad aprile”, in ogni caso “le stime di crescita per il 2017 e il 2018 sono al di sotto della media pre-crisi, soprattutto per le economie avanzate”.

Questa constatazione non è certo una ‘doccia fredda’, ma sicuramente ridimensiona i risultati relativi all’accelerazione della crescita economica, in particolare di Paesi come il nostro che, nella media dell’area di riferimento, non sono tra i primi in classifica.

Ma non è finita qui, perché è lo stesso rapporto a specificare che “le previsioni immutate di crescita globale mascherano contributi in qualche modo differenti a livello di Paesi”. Ciò vuol dire che “la solida spinta” data all’attività economica non viene indistintamente da tutti gli Stati osservati, ma solo da alcuni di essi che raggiungono risultati ben oltre le attese, come quelli emergenti, che nel complesso toccano un +4,6% per il 2017 e addirittura un +4,8% per il 2018, e dai risultati eccezionali della Cina (+6,7%) e dell’India (+7,2%).

Per sventare rischi al ribasso, che sono sempre in agguato, l’istituzione di Washington invita a “non mollare la presa sulle riforme che devono puntare ad aumentare il potenziale di crescita, rendendola allo stesso tempo più inclusiva”.

Un monito che sembra diretto proprio al nostro Paese che presenta ancora tassi troppo elevati di disoccupazione a fronte di investimenti nelle attività economiche sempre esigui, per non parlare dello stato dell’arte delle riforme, il più delle volte inadeguate e troppo spesso in ritardo.