Secondo il rapporto redatto dalla Ragioneria generale dello Stato il rapporto tra spesa pensionistica e Pil è in diminuzione a partire da 2015-2016, grazie alla ripresa della crescita e all’innalzamento dei requisiti minimi per l’uscita ma, dal 2019, si alzerà di nuovo, anche a causa dell’impatto della generazione del baby boom (ossia quella generazione nata tra gli anni ’50 e ’60 e che ha contribuito alla crescita demografica).

Quindi il rapporto fra spesa pensionistica e Pil è atteso decrescere al 15,4-15,5% fino ad arrivare al 2019. Dopo di che, si legge nel Rapporto (nella versione anticipata, quella completa deve ancora uscire) si apre una nuova fase di crescita che porta il rapporto al 16,3%, nel 2044. Da qui in poi, il rapporto spesa/Pil scende rapidamente attestandosi al 15,6% nel 2050 ed al 13,1% nel 2070, con una decelerazione pressoché costante nell’intero periodo.

Il documento della Ragioneria Generale dello Stato contiene, quindi, due scenari, uno più favorevole l’altro (di matrice europea) molto più pessimista ma entrambe indirizzati verso un unico traguardo: l’aggravio della spesa pensionistica si concluderà con l’abbandono della generazione dei baby boomers. L’aumento progressivo della vita media – per così dire – non aiuta benché le statistiche di lungo periodo, riferite nel documento della RGS, vanno moderatamente in controtendenza. Nel 2065 la speranza di vita degli uomini è stata ristimata in 86,1 anni (in precedenza 86,6 anni) e per le donne in 90,2 anni (91,5).

Molto più pessimistiche, quasi catastrofiche, sono invece le elaborazioni condotte, in sede europea dall’EPC-WGA (economic policy committee – working group on aging) che incorpora previsioni assai negative sull’andamento della produttività e del Pil, e sulla riduzione del numero di immigrati nel nostro paese. In sintonia con le analisi diffuse in questi giorni dall’Inps anche le stime Eurostat puntano il dito sull’impatto devastante che avrebbe per il sistema Italia un dimezzamento dei flussi migratori con conseguente riduzione della popolazione attiva. Rispetto alle precedenti statistiche europee (2015) il Pil medio annuo italiano crollerebbe verticalmente (dallo 1,4% allo 0,7% nel periodo 2015-2070). E la spesa pensionistica, in rapporto al Pil, crescerebbe di 2 punti percentuali superando il 18% nel decennio 2035-2045 prima di iniziare a flettere. Vanificando pertanto – sottolinea la RGS – buona parte dei risparmi di spesa conseguiti con le recenti riforme.