di Annarita D’Agostino

Giovani, meno istruite e numerose: ecco le famiglie italiane in condizioni di povertà assoluta in Italia. Secondo l’Istat, a stare peggio sono i nuclei di operai e con più di 3 figli. I ritardi e le inefficienze delle istituzioni nel prendere provvedimenti strutturali stanno trasformando la povertà in una caratteristica strutturale del nostro tessuto sociale: nel 2016 ancora 4 milioni e 742mila persone, appartenenti a 1 milione e 619mila famiglie residenti, soffrono una condizione di indigenza assoluta.
C’è dunque grande attesa per gli effetti del reddito di inclusione, che partirà dal 1° gennaio 2018 in attuazione della legge sul contrasto alla povertà. Ma i numeri snocciolati dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, – 660mila famiglie coinvolte –, uniti al fatto che il Reddito di inclusione è sganciato da  un serio progetto nazionale di lotta al precariato economico e sociale, non lasciano presagire cambiamenti sostanziali. E intanto, sotto gli occhi di tutti, c’è solo la “sconfitta senza appello delle politiche europee e di quelle nazionali”, come affermato dal segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone.
L’ incidenza di povertà assoluta per le famiglie resta ferma al 6,3%, mentre è in aumento per gli individui, arrivando al 7,9% rispetto al 7,6% del 2015: c’è dunque un peggioramento delle condizioni, soprattutto nel Centro Italia, dove il peso dell’indigenza aumenta sia per le famiglie (l’incidenza è al 5,9% dal 4,2% del 2015) sia per gli individui (7,3% da 5,6%), e nei comuni fino a 50mila abitanti al di fuori delle aree metropolitane (6,4% dal 3,3% dell’anno precedente).
Continuano ad essere penalizzate le famiglie più giovani, sulle quali grava presumibilmente anche l’alto tasso di disoccupazione e di precariato giovanili, e con livelli di istruzione più bassi: se il capo famiglia ha più di 64 anni, l’incidenza tocca il minimo del 3,9%, mentre sale al 10,4% quando la persona di riferimento ha meno di 35 anni, tocca quota 8,2% se ha al massimo la licenza elementare, scende al 4% se è almeno diplomata.
Se la persona di riferimento è un operaio, addirittura l’incidenza della povertà assoluta raddoppia (12,6%) rispetto a quella delle famiglie nel complesso (6,3 %). Ma se questa tendenza era stata già registrata nel 2015, novità assoluta è invece il netto aumento nel 2016 dell’incidenza nelle famiglie con tre o più figli minori, che passa dal 18,3 al 26,8%.
Il 10,6% delle famiglie italiane versa invece in condizioni di povertà relativa al tenore medio di vita del Paese (era il 10,4% nel 2015), per un totale di 2 milioni 734mila e 8 milioni 465mila individui, pari al 14% dei residenti (13,7% l’anno precedente). Anche la povertà relativa è maggiore nelle famiglie più giovani, più numerose e guidate da operai o disoccupati.