di Annarita D’Agostino

La mobilità sostenibile è un’utopia per i cittadini delle grandi città italiane: con mezzi in strada scarsi, vecchi e mal funzionanti, gli italiani sono costretti ad utilizzare l’auto privata, a scapito della vivibilità e della salubrità dell’ambiente. Un solo numero basta a sintetizzare la situazione: la lunghezza dell’intera rete di metropolitane italiane, pari a 235 km, è inferiore a quella della sola città di Madrid, 291 km.
E’ Legambiente a confermare la condizione “di emergenza” in cui versa il trasporto pubblico locale nel rapporto “Mobilità In-sostenibile. Obiettivi pubblici e ruolo dei privati per cambiare la situazione delle città italiane”: secondo rielaborazioni dei numeri forniti da Cdp e Asstra, dal 2014 al 2015 l’uso delle auto è aumentato dall’8,1% all’8,3%, mentre gli spostamenti con i mezzi pubblici sono scesi dal 14,6% all’11,7%.
Nonostante siano 14 milioni gli utenti giornalieri del trasporto su gomma, e più di 2 milioni quelli di metro e ferrovie regionali, l’offerta del trasporto pubblico è sostanzialmente ferma. Così i mezzi e le reti si usurano e, senza investimenti, dal 2005 al 2015 il parco degli autobus si è ridotto del 13%, passando da 58.307 a 50.576 unità. I nostri autobus sono i più ‘anziani’ d’Europa, con un’età media di 11,38 anni contro i 7 anni dell’Ue. Nel trasporto ferroviario regionale l’età media del materiale rotabile è, invece, di 17,2 anni, ma con punte di 20,3 anni nel Meridione rispetto ai 14,7 del Nord.
Purtroppo è Roma, la Capitale, a ‘conquistare’ il podio per la mobilità “insostenibile” a causa di forti ritardi e inefficienze nella rete di metropolitane, tram, autobus e ferrovie suburbane, a fronte di un record nel possesso di automobili, pari a 67 auto ogni 100 abitanti. In dieci anni l’offerta di trasporto pubblico si è contratta del 6%. Anche nell’ipotesi inverosimile che ci fosse un’inversione di tendenza immediata, ci vorrebbero 80 anni per arrivare a colmare il gap con le altre città europee.
Ripensare le politiche di mobilità deve essere una priorità, partendo dalle poche ma valide buone pratiche che anche il Bel Paese conosce “come è successo a Firenze e a Palermo con il potenziamento della linea tramviaria – sottlinea Legambiente -, a Pesaro con la bicipolitana lunga 85 km e con 14 linee che connettono tutte le aree della città, in Puglia con l’introduzione del biglietto ferroviario integrato e in Trentino Alto Adige con la riqualificazione e il potenziamento della linea ferroviaria in Val Venosta”.