di Claudia Tarantino

L’estate è solo agli inizi, ma è già da diverse settimane che l’Italia boccheggia, stretta nella morsa dell’afa e delle alte temperature, e brucia, a causa degli incendi di vaste dimensioni che stanno interessando tutta la Penisola, in particolare le Regioni meridionali, Sicilia in testa.

Le precipitazioni insufficienti degli ultimi mesi hanno fatto scattare l’allerta siccità, mentre l’emergenza incendi ha già fatto registrare il record del decennio per le richieste di intervento degli aerei dello Stato (391 dal 15 giugno, 44 soltanto ieri).

In entrambi i casi, l’acqua è l’elemento determinante, anzi, la sua assenza.

Le scarse piogge invernali e primaverili non hanno consentito il ripristino delle riserve idriche necessarie a far fronte a questo periodo caldo e così il nostro Paese si trova con 20 miliardi di metri cubi d’acqua in meno, pari all’intero lago di Como, a dover fronteggiare l’inevitabile impatto della siccità su allevamenti e coltivazioni, e a dover ricorrere alle erogazioni razionate e alla chiusura di fontane e ‘nasoni’ per evitare ogni spreco.

Ed è sempre la siccità, unita all’incuria e all’assenza di attività di manutenzione del territorio, a mantenere elevato il rischio incendi in molte parti della nostra Penisola. Secondo Coldiretti, le fiamme “hanno già distrutto migliaia di ettari di boschi e campi coltivati, nonché provocato la morte di migliaia di animali”. Dalla Sicilia alla Calabria, dalla Toscana al Lazio, dalla Campania alla Sardegna, gli incendi provocano “danni incalcolabili dal punto di vista ambientale, con perdita di biodiversità e distruzione di ampie aree di bosco che sono i polmoni verdi del Paese”.

Senza contare che, per arginare quanto più possibile i danni, è necessario l’intervento di centinaia di uomini e mezzi, che hanno inevitabilmente un ‘costo’ per lo Stato.

Anche oggi, dalle prime ore del giorno, gli equipaggi di Canadair ed elicotteri della flotta aerea dello Stato, coordinati dal Dipartimento della Protezione Civile a supporto delle operazioni svolte dalle squadre di terra, hanno ripreso le operazioni di spegnimento dei tanti incendi boschivi che ormai da giorni stanno interessando gran parte dell’Italia.

La situazione più difficile appare quella siciliana, soprattutto nei pressi delle città di Messina ed Enna, dove numerose abitazioni e aziende sono state evacuate dai Vigili del fuoco, che stanno lavorando senza sosta per impedire alle fiamme di raggiungere i centri abitati.

Si susseguono studi e ricerche che rivelano come, nei prossimi decenni, il rischio di incendi boschivi nell’area Mediterranea potrebbe aumentare a causa di condizioni climatiche più aride, ma nessuna seria misura di prevenzione sembra, al momento, essere stata attuata.

Basti pensare che proprio le Regioni che solitamente hanno più a che fare con gli incendi, Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Puglia, Sicilia e Umbria, non hanno ancora né un elicottero né un aereo per poter supportare le squadre di terra e così devono sempre richiedere l’intervento della flotta area dello Stato.