Il segretario del Pd Matteo Renzi ha destato risposte unanimemente stizzite in Europa e in Italia perché ha parlato come un presidente del Consiglio o perché, adesso che vuole cancellare il fiscal compact, si è espresso come un leader populista e non come il capo del principale partito di centro sinistra d’Europa?

La proposta, incredibile, inudibile per il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, e per il commissario Ue agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici, è quella di tornare a Maastricht, archiviare il Fiscal compact  e portare il deficit italiano al 2,9% per cinque anni. Obiettivo abbassare le tasse “a chi non ce la fa”. Più populista di così si muore, se non fosse stato fino all’altro ieri al governo e ‘in qualche modo’ ancora oggi.

Un’idea che fa parte delle proposte, delle suggestioni sempre più di centro destra, sempre meno di centro sinistra, contenute nell’atteso libro scritto dallo stesso ex (?) presidente del Consiglio, presentato al Tg2 e di cui sapientemente nei giorni antecedenti sono usciti, ben centellinati, ampi stralci, che sono riusciti a sollevare un gran polverone sulle principali pagine dei quotidiani.

Ciò premesso, va detto che l’Ue non solo non ha accolto a braccia aperte tale provocazione-programma di governo ma ha detto chiaramente che stare al 2,9% del deficit per cinque anni sarebbe fuori dalle regole di bilancio, non è una decisione che un Paese può prendere da solo (Dijsselbloem) e che casomai interesse dell’Italia è quello di continuare a ridurre il suo deficit, per invertire la rotta del debito che pesa sulle generazioni future (Moscovici). Ancora più dura la risposta della Commissione Ue nella sua ‘interezza’: “La Commissione Ue non commenta i commenti di persone fuori” dalla “cerchia” dei principali rappresentanti del governo italiano, Gentiloni e Padoan. Ma Renzi Supereroe insiste, non si arrende e parla di “film già visto”. È convinto di spuntarla anche stavolta, non solo perché la sua proposta non è stata capita fino in fondo, ma perché avverrà esattamente ciò che è già avvenuto con la flessibilità: tre anni fa sembrava un traguardo impossibile – non vero perché dei margini di flessibilità erano già previsti – e oggi invece è realtà. Una realtà che ha portato l’Italia sul filo del rasoio: ci siamo già molto indebitati mala crescita non dà le risposte attese. Se sbagli le misure, butti i soldi.

Tant’è che nell’immediato Padoan ha frenato sulla proposta di Renzi sostenendo che sarebbe stato un tema valido per la prossima legislatura, salvo poi il giorno dopo diventare più cerchiobottista affermando di essere d’accordo con Renzi sul fatto che il debito pubblico si abbatte con la crescita, ma precisando anche che ogni paese deve valutare lo spazio fiscale a propria disposizione. Gentiloni non pervenuto. Mentre, come è ovvio immaginare, la ‘sinistra transfuga dal Pd ha stigmatizzato la posizione del segretario Renzi. Persino il leader della Lega Matteo Salvini ha bollato come “farsa” la proposta perché per essere attuata dovrebbe implicare la revisione dei trattati Ue. Allo stesso modo la pensa Stefano Fassina, deputato di Sinistra italiana.

Anche stavolta Renzi ha unito l’Italia.