di Claudia Tarantino

Il lavoro svolto dalle casalinghe all’interno delle mura domestiche è solitamente sottostimato e spesso non vengono adeguatamente riconosciuti né il valore di questa attività lavorativa non retribuita né il contributo offerto da queste lavoratrici per la cura della famiglia.
Il report dell’Istat ‘Le casalinghe in Italia’ rende un po’ di giustizia alle donne che svolgono oltre il “70% delle mansioni familiari”, dalle attività domestiche alla cura di bambini e anziani, mettendo in evidenza soprattutto il fatto che le casalinghe, con ben 49 ore settimanali (in media 2.539 ore all’anno), lavorano “più di molti lavoratori occupati al di fuori delle mura domestiche”.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio la fotografia scattata dall’Istat.
“Nel 2016 l’Italia conta 7 milioni 338 mila donne che si dichiarano casalinghe, 518 mila in meno rispetto a 10 anni fa. La loro età media è 60 anni”. Questi primi dati ci indicano già due aspetti importanti: le donne, per aspirazione o per necessità, svolgono anche altre attività lavorative oltre quelle riguardanti la cura della casa e della famiglia, e sono soprattutto quelle più giovani a destreggiarsi tra più attività, infatti “le casalinghe fino a 34 anni sono una su dieci”, l’8,5% del totale, mentre “le anziane di 65 anni e più superano i 3 milioni e rappresentano il 40,9%”.
Non stupisce che “le casalinghe vivono prevalentemente nel Centro-Sud (63,8%)”, visto che i dati sull’occupazione femminile confermano le maggiori possibilità lavorative offerte dal Nord della Penisola, né che “poco più della metà non ha mai lavorato al di fuori delle mura domestiche nel corso della vita” e che il 10,8% sia scoraggiato perché, pur avendo cercato impiego, non l’ha trovato e pensa di non poterci riuscire.
Più di ogni altra cosa preoccupa, però, il fatto che nel 2015 una giovane casalinga su cinque viva in povertà assoluta, non possedendo un reddito sufficiente a garantirsi l’acquisto di un paniere di beni e servizi essenziali per una vita dignitosa, con “un’incidenza molto superiore a quella delle occupate della stessa età 15-34 anni (5,3%) e a quella delle casalinghe più anziane, oltre i 64 anni (4,8%)”.
L’analisi riporta, inoltre, che “il 74,5% delle casalinghe possiede al massimo la licenza di scuola media inferiore”, che “nel 2012 solo l’8,8% ha frequentato corsi di formazione” e che “sono coinvolte poco nell’accesso a Internet (17,8%) e nella fruizione culturale”.
Nell’arco di un anno, infatti, “solo il 27,3% dichiara di essere andata al cinema almeno una volta”, “il 30% ha letto almeno un libro”, “il 15% ha visitato musei e mostre”. Livelli bassi di consumi si evidenziano anche per i concerti, il teatro e la lettura di quotidiani.
Insomma, le attività domestiche sembrano sottrarre tempo a qualsiasi altra attività che non sia prettamente mirata al benessere della famiglia, ma le casalinghe non se ne rammaricano, visto che “più di un terzo presenta un valore alto di soddisfazione della propria vita”.
Andando a stimare il ‘valore economico’ della produzione familiare raggiunto dalle casalinghe, emergono cifre da capogiro. “Nel 2014 sono state effettuate in Italia 71 miliardi e 353 milioni di ore di lavoro non retribuito per attività domestiche, cura di bambini, adulti e anziani della famiglia, volontariato, aiuti informali tra famiglie e spostamenti legati allo svolgimento di tali attività”. Di contro, sono ‘solo’ 41 miliardi e 794 milioni le ore di lavoro retribuito stimate nei Conti Nazionali.
Fa un certo effetto leggere che “le donne hanno effettuato 50 miliardi e 694 milioni delle ore di produzione familiare (il 71% del totale). Le casalinghe, con 20 miliardi e 349 milioni di ore, sono i soggetti che contribuiscono maggiormente a questa forma di produzione. Il numero medio di ore di lavoro non retribuito svolte in un anno è pari a 2.539 per le casalinghe, 1.507 per le occupate e 826 per gli uomini (considerando sia quelli occupati, sia quelli non occupati)”.
Ovviamente, un dato strettamente legato alle ore lavorate è quello relativo agli incidenti che si possono verificare durante lo svolgimento della propria attività lavorativa, in questo caso in ambiente domestico. Infatti, sempre nel 2014 “149 mila casalinghe hanno subito uno o più incidenti negli ultimi tre mesi precedenti l’intervista”.
Un aspetto positivo è che negli ultimi anni si sta abbassando l’asimmetria nel lavoro familiare che si registrava fino a qualche decennio fa grazie al contributo, seppur modesto, dei padri, che hanno aggiunto 35 minuti giornalieri da dedicare esclusivamente alla cura dei figli e all’aiuto che sempre più spesso offrono in casa, permettendo alle donne di ‘liberarsi’ dalle incombenze domestiche ‘almeno’ per 47 minuti al giorno tra il 1989 e il 2014.