Il presidente russo Valdimir Putin e il presidente americano Donald Trump, insieme

Il presidente russo Valdimir Putin e il presidente americano Donald Trump

 

Al di là delle polemiche sugli scontri per le strade di Amburgo, il dissenso politico verso questi incontri tra i Grandi della terra e sullo ‘scandalo’ che sta monopolizzando il ‘racconto’ del G20 appena celebrato ad Amburgo, ovvero i 5 minuti in cui la figlia Ivanka ha sostituito il padre Presidente Usa Donald Trump al tavolo di trattativa, il succo del vertice sembrerebbe abbastanza controverso, nonostante i complimenti di circostanza scambiati sempre tra gli stessi Grandi.

Sul clima non si è riusciti a far capitolare gli Usa, l’accordo infatti c’è stato ma fra 19, non fra 20. Sul tema, il vero risultato è stato evitare che Trump abbandonasse il tavolo, dando il via libera ad altre defezioni. Si è vero, è stata messa nero su bianco – sembrerebbe in extremis e per bilanciare le richieste degli Usa sui combustibili fossili – “l’irreversibilità” dell’accordo di Parigi sul clima ed è stato elaborato anche un ‘action plan’ da seguire per contrastare i cambiamenti climatici, ma è difficile immaginarlo davvero strategico ed efficace senza il contributo dell’economia più importante del campo occidentale. Se Emmanuel Macron, presidente francese fresco di elezione e ancora in ‘luna di miele’ con il suo Paese, ha annunciato un nuovo vertice sul clima a Parigi per il prossimo 12 dicembre, ci sarà qualche altra valida ragione da discutere ancora.

Veri e propri boomerang pronti ad entrare in azione, soprattutto in materia di dazi, potrebbero rivelarsi gli accordi commerciali. Il compromesso sul riconoscimento del libero commercio e il parallelo impegno a evitare qualsiasi forma di “protezionismo”, nel quale sono comprese le pratiche di commercio sleale, mantenendo salvo lo spazio ad eventuali “legittimi” strumenti di difesa, appare un compromesso ancora più molto complesso e difficile da realizzare.

C’è anche l’impegno a sostenere Basilea 3, a favorire il mercato del lavoro promuovendo la digitalizzazione e così ampliare, secondo i sottoscrittori dell’accordo, i benefici della globalizzazione. Ma in realtà tutti sappiamo cosa vuol dire realmente digitalizzazione ovvero cancellazione massiccia di posti di lavoro, i quali non necessariamente riusciranno a trovare nuovi sbocchi.

Quasi nullo il risultato per l’Italia sui migranti: la proposta dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk sulle sanzioni Onu agli scafisti è stata bloccata da Cina e Russia e non è entrata nel documento finale. A poco vale il principio preteso da Trump sul diritto sovrano degli Stati di gestire e di controllare i loro confini e determinare politiche nell’interesse della difesa nazionale, visto che l’Italia non è davvero sovrana essendo parte integrante, poco ascoltata e in minoranza, di un sistema sovranazionale.

Ma i veri protagonisti di questo vertice sono stati il presidente Usa Donald Trump e il presidente della Russia, Vladimir Putin, nel loro storico incontro durato 90 minuti, ma non è sicuro che altrettanto storici saranno gli effetti. Troppo spinose le questioni ancora da affrontare.

Ciò che resta, quindi, sembra essere ben poco.