di Claudia Tarantino

L’obiettivo è consentire ai giovani di entrare in un percorso educativo ‘altamente professionalizzante’ e in linea con le richieste del mondo produttivo. In cambio, Confindustria chiede al governo di “azzerare completamente per i primi tre anni gli oneri contributivi e fiscali in caso di assunzioni a tempo indeterminato”.

Attualmente nel nostro Paese ci sono oltre 350mila laureati disoccupati e oltre 60mila figure tecniche che le aziende non riescono a reperire.
Per superare questo gap, la soluzione proposta dalle imprese è di puntare sul cosiddetto sistema duale, quello cioè che prevede, in cambio di un periodo di contribuzione agevolata per le aziende, di stabilire un ‘link’ tra scuola e lavoro, al fine di consentire ai giovani di “entrare in un percorso educativo altamente professionalizzante e in linea con le richieste del mondo produttivo”.
Un sistema del genere in questi anni è già stato sperimentato da due grandi imprese, Enel ed Eni, che hanno aperto le porte dei loro stabilimenti a circa 300 studenti-apprendisti. Per il nuovo anno scolastico sono pronte a seguire l’esempio anche altre aziende, di cui qualcuna medio-piccola, aggiungendo così altri 400 nomi all’elenco degli studenti impegnati in percorsi di apprendimento e inserimento occupazionale.
L’auspicio, ovviamente, è che questo percorso possa servire ai giovani da un lato per trovare uno sbocco nel mondo del lavoro che corrisponda alle loro ambizioni ed inclinazioni e alle aziende dall’altro per investire su una risorsa da inserire poi stabilmente nel proprio organico, considerandola un ‘valore aggiunto’.
Oltre agli strumenti già a disposizione, che finiscono per perdere attrattiva a causa di norme troppo complesse (basti pensare a quelli previsti dal Jobs Act che al momento ha portato alla sottoscrizione di soli 555 contratti di apprendistato di terzo livello), la proposta di Confindustria è di predisporre una nuova “filiera dell’apprendistato”, che agganciando le tre tipologie già previste, sia in grado di strutturare un “cammino” che varia, a seconda delle scelte dello “studente-lavoratore”, da 6 a 8/9 anni, in cui lo stesso viene formato e inserito in azienda in un’ottica, appunto, duale. In cambio, Confindustria chiede al governo di “azzerare completamente per i primi tre anni gli oneri contributivi e fiscali in caso di assunzioni a tempo indeterminato”.
Ma vediamo nel dettaglio come dovrebbe funzionare, dal punto di vista delle aziende, questa “filiera”.
Dopo l’esperienza in alternanza, si parte con l’apprendistato di primo livello. L’apprendista è a tutti gli effetti un lavoratore e la sua strada è finalizzata al conseguimento del diploma secondario.
A questo punto, si aprono tre differenti scenari.
Il primo prevede di continuare il percorso con l’apprendistato professionalizzante (in questo modo il datore prosegue il proprio investimento formativo con la risorsa, che riceverà un regolare stipendio, mentre l’azienda potrà contare su una contribuzione ridotta). Così facendo, il giovane beneficerebbe di un percorso duale di 6 anni (1 di alternanza, 2 di apprendistato di primo livello e 3 di apprendistato professionalizzante) a cui si aggiungerebbero due anni di contribuzione agevolata per le imprese che proseguono il rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
Con il secondo percorso, lo studente può optare per un altro periodo di studio negli Istituti tecnici superiori (Its) o nella nuova “Laurea Industriale Manifatturiera” (Lim), che gli imprenditori premono per far partire. In questo modo, l’apprendistato di terzo livello permette allo studente di arrivare al titolo terziario (Its o, quando sarà, Lim) e di proseguire successivamente con l’apprendistato professionalizzante (serve però una norma per ‘legare’ le tre tipologie di apprendistato). In questo secondo caso, il giovane beneficerebbe di un percorso duale di 8\9 anni (1 di alternanza, 2 di apprendistato di primo livello, 2\3 di apprendistato di alta formazione e ricerca e 3 di apprendistato professionalizzante) a cui si aggiungerebbe 1 anno di contribuzione agevolata per le imprese che assumono stabilmente.
La terza e ultima “filiera” è delineata, infine, per chi dopo il diploma, prosegue all’università. Qui Confindustria propone di utilizzare percorsi di ‘lauree triennali plus’, vale a dire corsi di studio ‘potenziati’: primo anno 100% università, secondo e terzo anno 65% in impresa – 35% università, e quarto anno 100% in impresa.