di Caterina Mangia

5.500 esuberi, di cui 4.800 attraverso l’attivazione del fondo di solidarietà, e 600 filiali chiuse.
Questi i numeri del piano di ristrutturazione 2017-2021 di Mps, che include la dismissione quasi totale del portafoglio di sofferenze al 31 dicembre 2016 per 28,6 miliardi lordi e che l’ad di Mps, Marco Morelli, in conference call con gli analisti, ha definito “prudenziale, con target realistici”. “E’ una svolta importante – ha aggiunto -, una pietra miliare che mira a ripristinare un percorso di crescita per Mps. Sarà un processo lento, non ci saranno cambiamenti immediati”.
Dei lavoratori in eccedenza, 750 sono provenienti da turnover fisiologico, 450 sono legati alla cessione-chiusura di attività e corrispondono ai dipendenti delle filiali estere.
Nel piano è prevista l’ulteriore ottimizzazione delle altre spese amministrative, che scenderanno del 26 per cento (da circa 0,8 miliardi nel 2016 a meno di 0,6 miliardi di euro nel 2021) e qualificheranno la banca tra i migliori operatori del settore in termini di gestione e ottimizzazione dei costi.
“Abbiamo tempistiche e piano”, ha spiegato Morelli riguardo alla ristrutturazione, “abbiamo negoziato gli impegni con la Commissione europea. Questo fa sì che il piano sia ancora più gravoso e difficile, ma dà anche una spinta ulteriore”.
Sarà inoltre il Monitoring Trustee, un organo di controllo terzo, a verificare il rispetto degli impegni presi con l’Ue, tra cui il divieto di effettuare acquisizioni, la cessione di attività non strategiche e di una parte del patrimonio immobiliare.
Entro la fine di luglio inoltre, ha spiegato Morelli, l’esecutivo approverà il decreto attuativo “per l’iniezione di capitale e uno per il ristoro e la convenzione forzosa” dei bond subordinati.