di Claudia Tarantino

Dopo i dati sui connazionali disposti a trasferirsi all’estero per trovare lavoro, arrivano quelli sugli italiani che varcherebbero volentieri le frontiere anche dopo la pensione, principalmente “per poter mantenere uno stile di vita simile a quello attuale e trovare un ambiente e servizi più adatti alla terza età, senza trascurare la possibilità di fare nuove, piacevoli esperienze”.

È il quadro che emerge dall’Osservatorio di Reale Mutua dedicato al welfare.

“Di fronte alla prospettiva di assegni sempre più bassi, – si legge nei risultati del sondaggio – quasi due italiani su tre (64%) è pronto a fare la valigia. Fra i principali timori, quello di non poter sostenere le spese mediche di cui si potrebbe aver bisogno andando in là con gli anni (45%), o persino cadere in povertà assoluta (33%), non riuscire a dare sostegno economico a figli e nipoti (32%) e dover gravare economicamente sulla famiglia anche per le necessità quotidiane (26%)”.

E come dargli torto? D’altronde, mettendo su un piatto della bilancia le motivazioni a partire e sull’altro quelle per restare, l’ago finisce inevitabilmente per favorire chi ha già la valigia pronta.
Tuttavia, se ancora non fossero sufficienti la precarietà del lavoro e l’attuale instabilità dello scenario economico e normativo, per spronarci a partire, basterebbe aggiungere all’elenco il drastico abbassamento dei livelli di assistenza nel nostro Paese, il fatto che occorre sempre di più mettere mano al portafogli per avere cure adeguate in tempi idonei, senza dimenticare una generale difficoltà a mettere da parte dei risparmi per la vecchiaia, visto che in tutte le famiglie ci sono figli e nipoti senza lavoro da sostenere e aiutare.

Non siamo, quindi, un ‘popolo di migranti’ per vocazione, ma per necessità.

Tenendo conto, poi, che la pensione di base sicuramente “non sarà sufficiente a mantenere un tenore di vita adeguato una volta usciti dal mondo del lavoro”, molti nostri connazionali stanno puntando alla previdenza complementare (55%) per integrare l’assegno e prepararsi agli anni della vecchiaia. “Di questi, il 52% pensa ad un fondo pensione, il 37% ad un piano individuale di risparmio ed il restante 11% stipulerebbe una polizza assicurativa. Ciò che conta – dicono gli italiani – è pensarci per tempo, fin da giovani (33%) o da quando si inizia la propria carriera lavorativa (38%)”.

Un risultato curioso per un Paese come il nostro dove la casa è da sempre considerata un ‘bene rifugio’ in tempi difficili, è che solo un italiano su tre (34%) investirebbe i propri soldi nel mattone. Per il 25%, infatti, la soluzione è tenere i soldi sul proprio conto corrente, mentre per una quota analoga la soluzione è investire i propri risparmi sul mercato finanziario. In tal caso, il 42% si muoverebbe in maniera autonoma, cercando informazioni sul web (22%) o decidendo da sé (20%); il 38% si affiderebbe a un consulente; il 25% alla propria banca o all’agente assicurativo; mentre per il 19% le figure di riferimento sono familiari, colleghi o amici.