I Beni culturali italiani sono a rischio e a minacciarli è la violenza della natura. A causa di frane, terremoti ed alluvioni le nostre eccellenze potrebbero scomparire. E’ quanto emerso in occasione della presentazione della mappa del rischio elaborata dall`Ispra e del Piano degli interventi di #italiasicura la Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche che ha organizzato il convegno “La Cultura da salvare” al Cnr.

Sono quarantamila, tra musei, siti archeologici, palazzi e quartieri, i beni a rischio di alluvione e più di 35mila a rischio frana in tutto il territorio nazionale. I dati emersi proprio in occasione del convegno sono davvero preoccupanti:  nel dettaglio, i Beni culturali a rischio alluvioni sono complessivamente  40.393 nello scenario di rischio massimo. Quelli a rischio frane in Italia sono complessivamente 38.829, di cui 10.909  nelle classi a pericolosità elevata e molto elevata. L’Ispra ha inscritto i beni culturali tra gli indicatori nazionali sul rischio idrogeologico insieme alla popolazione e alle imprese in quanto obiettivi prioritari in termini di salvaguardia della vita umana, delle attività produttive e dei servizi, e del patrimonio culturale.

L’Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria (Igag) del Cnr  ha recentemente vinto una gara della Protezione Civile Nazionale finanziata da fondi PON europei (circa un milione di euro l’anno per cinque anni) per l’affidamento di servizi in materia di riduzione del rischio sismico e vulcanico nell’ambito del Programma per il supporto al rafforzamento della governance in materia di riduzione del rischio. Nella sua storia, ha ricordato ha detto ancora il presidente Massimo Inguscio, il Cnr “ha sempre affrontato le problematiche connesse con i rischi naturali svolgendo azioni di promozione e sviluppo di ricerche interdisciplinari, coordinamento di gruppi di lavoro e consulenza scientifica per vari Enti e per il Dipartimento della Protezione Civile”. Alcuni esempi  sono il Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche, il Progetto Finalizzato Geodinamica, il Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti e la recente costituzione del Centro per la Microzonazione Sismica e le sue Applicazioni. “Tra le tante emergenze del territorio e progetti storici culturali straordinari di recupero del passato in cui le ricercatrici e ricercatori del Cnr hanno partecipato con un ruolo di primo piano, – ha spiegato Inguscio – penso all’alluvione di Firenze del 1966 che è stato un momento di intensa unità nazionale e voglia di reagire di tutte le migliori forse del paese coinvolte, così come riguardo ai recenti terremoti in Umbria”.

Con lo scopo di prevenire e tutelare i nostri beni, esistono diversi progetti in cui l’Italia con il Cnr è capofila, come ad esempio l’uropean Research Infrastructure for Heritage Science (E-Rihs), il cui consorzio conta 15 Stati membri più Israele. Risultato, ha detto Inguscio, “ottenuto grazie al ruolo fondamentale dei tre Ministri e ministeri che sostengono l’iniziativa, ovvero il Miur, il Mibact e il Mise”.