di Annarita D’Agostino

La Brexit minaccia la tenuta del bilancio UE post-2020 e gli europei saranno costretti a scegliere: o più coesi o più sicuri, o più agricoltura o più terrorismo. A lanciare l’allarme e a farsi carico di annunciare l’arrivo di “scelte dure” è la Commissione europea, in un documento di riflessione sul futuro delle finanze europee nel quale ha disegnato alcuni scenari in vista dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Scenari non solo possibili ma anche probabili visto che la Gran Bretagna era un contributore netto: con la Brexit “mancheranno 10-11 miliardi ogni anno al bilancio Ue” spiega il commissario al bilancio Günther Oettinger, e quindi saranno necessari tagli “nei prossimi 10 anni”.
Inoltre, per finanziare le nuove priorità stabilite dall’UE – immigrazione, lotta al terrorismo, difesa comune – saranno necessari almeno 15 miliardi all’anno, per cui secondo fonti comunitarie il ‘buco’ arriverebbe ai 25 miliardi. “Lo status quo non è un’opzione” si legge nel paper della Commissione UE, e “dovranno essere fatte scelte dure”.
Diverse le ipotesi in campo: aumentare le risorse proprie, seguendo le indicazioni di Mario Monti nel suo ‘libro bianco’ (ad esempio incassando introiti da una ‘carbon tax’ o dall’Etias, il sistema di visti Ue); ridurre e razionalizzare la spesa attuale in base al profilo futuro scelto fra gli scenari identificati dal ‘White Paper’ della Commissione UE (con meno compiti, uguale, a più velocità, oppure ancora più integrata?).
In ogni caso, sembra inevitabile che la scure dei tagli si abbatta sui capitoli di spesa più importanti: i fondi per la coesione destinati alle regioni e quelli per l’agricoltura. Una scelta che non può essere presa alla leggera, visto che colpisce ambiti fondamentali e storici delle politiche europee. E la stessa Commissione europea mostra consapevolezza della gravità della decisione, tanto da rinviare la presentazione della sua proposta del prossimo quadro finanziario post 2020 “alla primavera o all’inizio dell’estate del prossimo anno” anziché, come previsto dal calendario, entro la fine di quest’anno, “soprattutto perché a quel punto conosceremo quali saranno le conseguenze finanziarie della Brexit”.