di Claudia Tarantino

Sui 33 progetti che il nostro Paese ha presentato all’Europa, rispondendo al bando di concorso dell’ottobre 2016 della ‘Connecting Europe Facility’ per il miglioramento delle interconnessioni lungo i grandi corridoi europei e alla mobilità pulita ed efficiente, sono 13 quelli che hanno avuto il benestare della Commissione Ue e per i quali sono stati stanziati 114,1 milioni di euro.

Per la maggior parte si tratta di progetti multinazionali e legati all’informatizzazione e alla digitalizzazione dei servizi, ma ce ne sono alcuni anche molto specifici e legati a precisi ambiti territoriali. Ad esempio, sono rientrati tra i progetti finanziati dall’Ue, lo sblocco del collo di bottiglia del Grande Raccordo Anulare di Roma, nonché il miglioramento dell’accessibilità al porto di Venezia, nell’ottica di un collegamento con Patrasso, in Grecia.

Ma non è finita qui. Tra i progetti selezionati, anche quello relativo alla realizzazione di centraline di ricarica per le auto elettriche lungo i grandi assi che passano per le frontiere, stazioni di servizio per carburanti alternativi su base dell’Lng e nuovi sistemi di gestione di ferrovie e traffico aereo (Ermts e Sesar).

Il bando di concorso ha messo a disposizione 2,7 miliardi di euro per finanziare 152 iniziative nei 28 Paesi dell’Unione, di cui 1,8 miliardi riservati ai 15 Paesi beneficiari dei fondi di coesione, principalmente nell’Est del Continente dove le infrastrutture sono più arretrate.

L’Italia ha quindi l’occasione per migliorare il proprio sistema dei trasporti adeguandolo agli standard europei, che sono ben più elevati di quelli attualmente raggiunti dal nostro Paese. Bisognerà vedere ora se i 13 progetti approvati e finanziati dall’Ue saranno realizzati con la celerità che ci si aspetta o rimarranno ‘imbottigliati’ nel traffico dei piani arretrati, di cui il Governo ne sa qualcosa.