Dimostrato dai numeri, nel caso ce ne fosse bisogno, il nesso che intercorre tra ricchezza e lavoro: la crescita dell’occupazione ha seguito quella del Pil a livello territoriale.
È quanto emerge dalle stime dell’Istat, che vede al top la zona orientale dell’Italia settentrionale e in sofferenza le regioni centrali, dove il mercato del lavoro registra sì un aumento ma pari a meno della metà rispetto alla media nazionale.
“L’occupazione (misurata in termini di numero di occupati) è cresciuta, nel 2016, dell’1,3%. L’aumento maggiore si osserva nelle regioni del Nord-est (+1,8%), seguite da quelle del Mezzogiorno (+1,6%) e del Nord-ovest (+1,0%). Nelle regioni del Centro la crescita è inferiore alla media e risulta pari allo 0,6%”.
Basta chiudere gli occhi: i governi, passati e futuri, ne prendano atto intervenendo sugli investimenti invece che sulle norme del diritto del lavoro al solo fine di estendere la flessibilità a dismisura. Gli effetti disastrosi di tali scelte sono sotto gli occhi di tutti: più precarietà e disoccupazione che continua a galoppare.