di Claudia Tarantino

Dieci mesi dopo il terremoto che ha interessato 131 comuni in quattro Regioni, il 92% delle macerie aspetta ancora di essere rimosso, sono pochissime le casette di legno già consegnate e la burocrazia è il solito groviglio che rischia di far sparire le comunità che hanno abitato quei luoghi.
E poi – è proprio il caso di dirlo – oltre il danno, la beffa rappresentata dalla cosiddetta ‘tassa sulle macerie’, le imposte catastali che normalmente si pagano quando si eredita un’abitazione da parenti scomparsi. Peccato, però, che in questo caso ci si ritrova in eredità solo cumuli di detriti e calcinacci.

Il commissario alla ricostruzione Vasco Errani ha subito chiarito che, per rimediare all’errore, “sarà presentato al più presto un emendamento per esentare gli eredi dall’imposta sugli edifici colpiti dal sisma”.

Ma come ha fatto il governo a dimenticarla? C’è voluta una campagna giornalistica, l’ira del sindaco di Amatrice, che ha anche minacciato di restituire le chiavi del Comune, ed un putiferio di reazioni per arrivare all’obiettivo. Eppure, anche all’indomani del terremoto dell’Aquila, nel 2009, l’imposta catastale era stata abolita.

Nel cratere, oltre a puntellare le case, c’è bisogno di ricostruire la fiducia nelle istituzioni.

A dieci mesi di distanza siamo, infatti, ancora nella ‘fase uno’ del post terremoto, quella dell’emergenza, con norme che vengono modificate di continuo e procedure farraginose che stanno rallentando e, in diversi casi, ostacolando gli interventi necessari a liberare i paesi dalle rovine e passare finalmente alla ‘fase due’, quella della ricostruzione delle prime e delle seconde case.

Secondo una stima, ci sono 2,3 milioni di tonnellate di macerie ancora per le strade. Dal 24 agosto dello scorso anno, quando il primo terremoto distrusse Amatrice ed Accumoli, la macchina dell’emergenza è stata in grado di portarne via meno dell’8%. Nel Lazio sono state rimosse 98 mila tonnellate su un milione, in Umbria 3.700 su centomila, in Abruzzo 10.000 su centomila, nelle Marche invece i lavori sono partiti solo ad aprile di quest’anno e ad oggi sono state raccolte solo il 6,5% del totale.

Il commissario Errani parla di “scelta importante e forte per la ricostruzione: edifici pubblici, religiosi, beni culturali, imprese, prime e seconde case. Un impianto così completo – sottolinea in un’intervista – è inedito. Mi pare giusto riconoscerlo”. E poi ancora “la scelta di finanziare interamente le seconde case non è mai stata presa prima, in nessun altro sisma. Nasce dalla volontà determinata di governo e parlamento di ricostruire interamente queste zone, di dare una prospettiva”.

Chi vive nei comuni del cratere, però, con le strade ancora bloccate dai cumuli delle rovine, non riesce a guardare così lontano.