C.P.

Sono ben 267mila gli esercizi che tra il 2011 ed il 2016 hanno chiuso, in media 122 al giorno. E’ l’allarme lanciato dalla Confesercenti in occasione dell’assemblea annuale che ha eletto all’unanimità Patrizia De Luise come nuovo presidente.
In una ricerca condotta da Eures-Cer per Confesercenti, i dieci anni di crisi hanno colpito fortemente il mercato interno, incidendo sul tessuto imprenditoriale italiano di tutti i settori. Escludendo le libere professioni, dal 2007 ad oggi, imprenditori, lavoratori in proprio e collaboratori familiari sono passati da 4,3 milioni a 3,7, con una perdita secca superiore alle 600mila unità. Nello specifico, abbiamo perso 81mila imprenditori in senso stretto, 78mila lavoratori in proprio con dipendenti, 336mila senza dipendenti e 108mila coadiuvanti familiari. Unica eccezione la fa il commercio in franchising, che trova affermazione nella grande distribuzione, ma anche e soprattutto tra i piccoli commercianti.
Ed è proprio dall’analisi di questi dati che la Confesercenti ha lanciato la propria proposta al governo: per rafforzare i consumi e la crescita del Pil, occorre rafforzare il potere d’acquisto delle famiglie. Ecco allora che per l’associazione sarebbe necessario un “patto per i salari” che permetta di applicare ai futuri incrementi retributivi contrattuali la detassazione attualmente riconosciuta ai premi di produttività. Secondo le simulazioni condotte da Cer Eures per Confesercenti, l’estensione della detassazione permetterebbe alle famiglie, a fronte di ogni incremento aggiuntivo della retribuzione dell’2% in termini reali, di recuperare 10 miliardi di reddito disponibile, con effetti positivi sulla crescita, sul tessuto imprenditoriale e sull’occupazione: permetterebbe infatti la nascita di 5mila imprese del commercio in più e la creazione di 60mila posti di lavoro. “Un accordo fra parti sociali e Governo in materia retributiva, legato ai rinnovi contrattuali, – ha spiegato la neo presidente De Luise – farebbe da volano per una sostenuta ripresa dei consumi e del Pil, portando a un recupero di 10 miliardi all’anno di consumi con un incremento aggiuntivo dello 0,5% sul Prodotto interno lordo”. Per De Luise “agli aumenti legati ai rinnovi contrattuali dovra’ essere garantito per il prossimo ‘quinquennio’ il principio degli aumenti per ‘produttivita”. Meno tasse a carico di datore e dipendente”.
Una proposta, dice la Confesercenti, che mira a ridare centralità ai consumi visto che la ripresa tarda ad arrivare. Al netto dell’inflazione, infatti, nel 2016 sono ancora inferiori del -4,8% ai livelli pre-crisi (2007), per circa 47 miliardi di euro in meno in valori assoluti. Continuando ai ritmi attuali, torneremo ai livelli di consumi del 2007 solo nel 2020.