di Claudia Tarantino

La posizione dell’Italia e della Grecia nei confronti dei creditori internazionali sembra non migliorare e il debito dei due Paesi viene passato in rassegna durante la riunione dei ministri finanziari a Lussemburgo.
All’Italia si chiede “un consistente sforzo di bilancio nel 2018” che, in altre parole, è un sollecito ad accelerare la riduzione del debito pubblico, mentre per la Grecia sembra ormai certa la concessione di una nuova tranche del prestito nell’ambito del piano di salvataggio e si tratta solo di stabilirne l’ammontare. Da una parte, infatti, i creditori propongono 8,5 miliardi, al posto dei 7 di cui si parla già da mesi, mentre Tsipras vorrebbe arrivare fino a 10 miliardi per compensare il rinvio delle decisioni sul taglio del debito. Tuttavia, fonti dell’Eurogruppo fanno sapere che le proposte al riguardo si concretizzeranno soltanto dopo la fine del terzo programma di salvataggio, quindi, non prima di fine giugno dell’anno prossimo.
Per quanto riguarda il nostro Paese, quindi, rispetto alle raccomandazioni della Commissione pubblicate il mese scorso, il documento stilato dai ministri finanziari ha inserito una frase con cui si chiede al Governo italiano di “provvedere ad una tempestiva attuazione del programma di privatizzazioni e utilizzare le entrate per accelerare la riduzione del debito pubblico”.
Il giudizio complessivo sull’andamento dei conti pubblici di Commissione ed Ecofin è sostanzialmente lo stesso. Secondo le regole del Patto di Stabilità, infatti, l’Italia dovrebbe realizzare “una riduzione della spesa pubblica primaria netta di almeno lo 0,2% nel 2018, corrispondente ad un aggiustamento strutturale annuo di almeno lo 0,6% del Pil”.
L’avvertimento dell’Eurogruppo è che “a politiche invariate, nel 2018 vi è il rischio di una deviazione significativa”. A buon intenditor, poche parole.
E’ molto probabile, quindi, che l’Italia debba ricorrere ad una maxi-manovra di correzione. L’Ecofin, infatti, chiederà al nostro Paese di trasferire il carico fiscale dal lavoro agli immobili attraverso il taglio delle agevolazioni fiscali, la riforma del catasto e l’Imu sulla prima casa a carico delle famiglie con reddito elevato. Inoltre, l’Italia dovrà “ampliare l’uso obbligatorio dei sistemi elettronici di fatturazione e pagamento”. Restano confermate anche le raccomandazioni su giustizia e pubblica amministrazione, crediti deteriorati e banche, contrattazione locale e politiche attive sul lavoro.
Tornando alla situazione ellenica, a pesare sulle decisioni Ue è anche il punto fermo della Germania, che non vuol sentire parlare di ‘regali’ alla Grecia, almeno fino alle elezioni del 24 settembre. L’austerity supplementare che solo un paio di settimane fa ha portato il Parlamento a votare una nuova manovra da 4 miliardi tra nuove tasse e tagli alle pensioni per ottenere il via libera al taglio del debito, sembra perciò non essere stata sufficiente.