di A.D.

Sono stati tutti assolti dal Tribunale di Milano gli otto ex manager della Breda Termomeccanica-Ansaldo che erano accusati di omicidio colposo per la morte di dieci operai. La causa, secondo l’accusa, era l’esposizione all’ amianto nello stabilimento milanese di viale Sarca tra gli anni ‘70 e il 1985.
Fra le proteste dei familiari in aula, che hanno accolto il verdetto al grido “Vergogna!”, il giudice di Milano ha seguito la linea di precedenti decisioni del Tribunale lombardo su casi analoghi. A protestare in aula anche il portavoce del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro, Michele Michelino, che ha espresso insoddisfazione per il verdetto esponendo lo striscione: “Per ricordare tutti i lavoratori uccisi in nome del profitto”.
Il pm di Milano, Nicola Balice, aveva chiesto di condannare i manager a pene dai due ai quattro anni e undici mesi di reclusione. Nelle tre udienze della sua requisitoria, Balice ha parlato di condotte “gravemente colpose” da parte degli imputati, che “sapevano di mettere a rischio i lavoratori” e che “se ne sono infischiati fino al 1985” delle norme sull’amianto. Ma ciò non è bastato a convincere il giudice, che questa mattina ha proclamato l’assoluzione degli imputati.
Lo scorso 12 maggio, il Tribunale di Milano ha prosciolto con formula piena Paolo Cantarella e Giorgio Garuzzo, rispettivamente ex ad ed ex presidente di Fiat Auto, in relazione a 10 casi di operai deceduti per forme tumorali provocate dall’esposizione all’amianto dopo avere lavorato nello stabilimento dell’Alfa Romeo di Arese. Lo scorso febbraio, la Corte d’Appello di Milano ha assolto anche quattro ex manager Enel imputati di omicidio per la morte, tra il 2004 e il 2012, di otto lavoratori della centrale dell’ azienda a Turbigo, in provincia di Milano. Nel novembre scorso, i giudici d’appello hanno ribaltato la sentenza di condanna di primo grado nei confronti di 11 manager Pirelli, condannati in primo grado per la morte di una ventina di lavoratori per mesoteliomi provocati dall’esposizione all’amianto nei due stabilimenti milanesi di viale Sarca e di via Ripamonti fra gli anni ‘70 e ‘80.
“La legge non è uguale per tutti – hanno gridato dai banchi del pubblico dopo la lettura del dispositivo – e al Tribunale di Milano le vittime pagano e gli assassini rimangono impuniti. Questa è giustizia di classe”.