di Claudia Tarantino

E’ proprio il caso di dirlo: non c’è più il ‘posto fisso’ di una volta! Quello che fino ad oggi è stato il ruolo più ambito tra le professioni, vuoi per la stabilità economica vuoi per la ‘sicurezza’ del posto di lavoro, sta man mano perdendo queste sue prerogative. Dai primi risultati del censimento permanente delle Istituzioni pubbliche realizzato dall’Istat, infatti, emerge che quasi mezzo milione dei circa 3,5 milioni di lavoratori dipendenti delle istituzioni pubbliche sono precari.

“A fine 2015 – riporta l’Istat – sono attive 12.874 istituzioni pubbliche che impiegano 3.305.313 lavoratori dipendenti, di cui 293.804 a tempo determinato (pari all’8,4%) e 173.558 non dipendenti (collaboratori, altri atipici e lavoratori temporanei), distribuiti in 106.870 unità locali. I precari, dunque, ammontano a 467.362 lavoratori.

Nel censimento sono inserite anche le forze di sicurezza, le forze armate (complessivamente circa 490 mila persone, di cui circa 34 mila donne) e i dipendenti pubblici che lavorano all’estero (poco più di 6 mila).

Il trend degli statali è comunque in calo: tra il 2011 e il 2015, infatti, sono diminuiti dell’1,1%. Tuttavia, scendendo nel dettaglio, i lavoratori a tempo indeterminato sono calati di circa 45 mila unità (-1,7%), mentre quelli a tempo determinato sono cresciuti di 12mila unità (+5,1%).

 

A fine 2015 risultano attive 12.874 istituzioni pubbliche.

Il personale dipendente è concentrato per il 54,1% nell’amministrazione centrale, per il 20% in aziende o enti del Servizio sanitario nazionale e per l’11,8% nei Comuni.

Il personale non dipendente lavora per il 32,2% nell’università pubblica, per il 21,5% in aziende o enti del servizio statistico nazionale, per il 18,2% nei Comuni.

 

I dipendenti pubblici si concentrano al Sud

La quota maggiore di statali si concentra nel Mezzogiorno. A livello territoriale, infatti, il personale in servizio nelle istituzioni pubbliche è concentrato per il 35,3% in unità locali situate al Sud (22,6% nelle Regioni meridionali e 12,7% nelle Isole). Il 22,6% del personale lavora nel Nord-Ovest, il 22,3% nel Centro e il 19,7% nel Nord-Est del Paese.

 

Le donne non comandano e sono più precarie

Oltre metà del personale in servizio nelle istituzioni pubbliche è donna (56%), ma non è presente negli organi di vertice. In altri termini, con una presenza al potere pari al 14,4%, le donne non comandano.

Il valore più basso si trova nelle università (7,2% di vertici femminili), il più alto negli organi costituzionali (21,2%). In generale, la presenza femminile più elevata si registra negli enti del Sistema sanitario nazionale (65,1%), la più bassa nelle Giunte e Consigli regionali (46,9%).

A livello territoriale, il valore più basso si registra in Sicilia (7,2%), quello più alto in Emilia Romagna (21,2%).

Tra le donne si riscontra, inoltre, una quota maggiore di figure a tempo determinato (9,9% rispetto al 6,6% degli uomini).