di Caterina Mangia
L’Istat vede rosa.
Secondo l’Istituto di statistica, il Pil dei primi tre mesi del 2017 è in crescita, segnando un innalzamento dello 0,4 per cento rispetto al trimestre precedente e dell’1,2 per cento rispetto all’anno scorso. Rispetto ai dati diffusi a metà maggio si assiste a una revisione al rialzo, dovuta all’integrazione nei dati della buona performance nei servizi. Si tratterebbe dell’aumento più forte dal quarto trimestre del 2010.
In euro, il livello del Prodotto interno lordo relativo al primo trimestre è di 395 miliardi e 783 milioni di euro: una cifra che riporterebbe ai dati del secondo trimestre del 2012.
Rispetto al trimestre precedente, i principali aggregati della domanda nazionale hanno registrato una crescita dello 0,5 per cento dei consumi finali nazionali e un calo dello 0,8 per cento degli investimenti fissi lordi. L’import è aumentato invece dell’1,6 per cento, e l’export dello 0,7 per cento.
La crescita acquisita del Pil per il 2017 sale inoltre allo 0,9 per cento, con una revisione al rialzo rispetto alle prime stime, che attestavano un più 0,6 per cento.
Il premier Paolo Gentiloni posta fiducioso su Twitter: “L’Italia cresce più del previsto e l’impegno continua”.
Ma è lo stesso segretario del Pd Matteo Renzi ad ammettere che questi numeri non sono sufficienti: “Io non sono soddisfatto perché so che non basta”.
Il Paese reale è in una situazione tutt’altro che rosea: si continua a far fronte a licenziamenti e perdite di posti di lavoro, a famiglie che non arrivano a fine mese, a giovani e meno giovani precari o sfruttati. La quasi totalità delle grandi aziende italiane è in crisi – basti citare Alitalia e Ilva –, le piccole e medie imprese compiono sforzi eroici per sopravvivere, ma spesso devono chiudere. Gli ammortizzatori sociali non bastano a far fronte al disagio.
Ieri il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, parlando del Prodotto interno lordo nel corso dell’assemblea ordinaria dell’Istituto, (vedi link all’articolo) ha confermato che “agli attuali ritmi di crescita il Pil tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima metà del prossimo decennio”, ricordando che siamo sotto la media europea: l’aumento del Pil nell’area euro “dovrebbe essere prossimo, quest’anno, al 2 per cento, circa il doppio del nostro Paese”. Anche riguardo agli istituti bancari non è stato certo ottimista: le banche “devono proseguire con assiduità nella razionalizzazione della rete degli sportelli, nella revisione, anche profonda delle strutture di governance, nella riduzione dei costi di lavoro a tutti i livelli”.
Orizzonti rosa, ma per ora l’Italia resta grigia.