di A.D.

Produzione industriale in calo a maggio: lo segnala il Centro Studi di Confindustria che, dopo tre incrementi mensili, rileva a maggio una flessione dell’0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,3% nel primo trimestre 2017 rispetto all’ultimo quarto del 2016.
Per Csc sono invece in crescita gli ordini, dello 0,5% sul mese e dell’1,7% sull’anno, confermando il trend in salita del mese scorso che, però, non sembra essere riuscito a trainare l’attività produttiva fuori dalla stagnazione. Tanto che anche gli indicatori Istat sulla fiducia nel manifatturiero registrano una battuta d’arresto: l’indice complessivo è diminuito di 0,8 punti (a 106,9) rispetto al picco pluriennale raggiunto in aprile (massimo da gennaio 2008); il saldo dei giudizi sui livelli di produzione è sceso a -4 (-2 il mese scorso) e quello sugli ordini totali a -7 (da -4), specie per il peggioramento delle valutazioni sulla componente estera della domanda; sono invariate rispetto ad aprile le attese sugli ordini e in lieve calo quelle sulla produzione a tre mesi.
Un contesto nel quale, quindi, i segnali positivi sono troppo fragili per dare alla nostra industria la spinta necessaria a ripartire.
Anche l’indicatore del sentimento economico della Commissione Ue (ESI) a maggio rallenta, sia nella zona euro (-0,5 punti) sia nella Ue a 28 (1 punto). La frenata è dovuta al calo della fiducia nei servizi e nel commercio al dettaglio, mentre quella in industria, edilizia e consumatori resta stabile. In Italia l’indicatore segna -0,9. L’indicatore del clima delle imprese (BCI) è sceso nell’Eurozona (-0,20 punti) a causa del peggioramento della valutazione della produzione passata e dello stock dei prodotti finiti.