La notizia ha quasi dell’incredibile: il Tar del Lazio ha bocciato la nomina di 5 dei 20 direttori dei super-musei. Immediata la reazione del ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che su Twitter ha scritto: “Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il Tar del Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio…”.  Franceschini non avendo parole decide nell’immediato di passare subito ai fatti: “Faremo subito appello al Consiglio di Stato”, “Sono preoccupato per la figura che l’Italia fa nel resto del mondo, e per le conseguenze pratiche perché da oggi alcuni musei sono senza direttore”. Purtroppo l’Italia di figure ne fa parecchie.

Ma cosa è successo?
Il Tar ha bocciato con due distinte sentenze la nomina dei direttori dei super-musei italiani. I ricorsi erano stati proposti da Giovanna Paolozzi Maiorca Strozzi e Francesco Sirano, entrambi concorrenti alla procedura, con riferimento alle nomine del direttori del Palazzo Ducale di Mantova, della Galleria Estense di Modena, dei Musei Archeologici Nazionali di Napoli, Reggio Calabria e Taranto, nonché del Parco Archeologico di Paestum. Ecco le motivazioni: il bando “non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani”; lo scarto dei punteggi tra i candidati meritava “una più puntuale e più incisiva manifestazione di giudizio da parte della Commissione” valutatrice; infine la scelta di svolgere le prove orali a porte chiuse non ha assicurato i “principi di trasparenza e parità di trattamento dei candidati”.  Salvi invece i ruoli dirigenziali di Eike Schmidt alla direzione della Galleria degli Uffizi di Firenze e di Cecile Holberg a quella della Galleria dell’Accademia di Firenze: il ricorso che li riguardava infatti è stato dichiarato inammissibile perché la ricorrente non ha potuto dimostrare “l’illegittimità della estromissione dalla ‘decina’ dei candidati idonei a concorrere”.
La polemica continua nel corso della giornata e il ministro per i Beni culturali finalmente qualche considerazione in più riesce a farsela scappare: “Trovo strano che la sentenza parli di stranieri quando in realtà i direttori europei e ciò contrasta con la Corte di Giustizia Europea e il Consiglio di Stato: io sono avvocato e uomo politico con esperienza, so che le sentenze non vanno commentate ma contrastate nelle sedi proprie”. Si è detto inoltre stupefatto in merito al fatto che il Tar “abbia definito questa procedura magmatica: la selezione internazionale è stata svolta da una commissione imparziale”.

La riforma
Una cosa è certa: un’altra riforma del governo Renzi fa un buco nell’acqua. Riforma che nel 2015 Franceschini annunciò come una vera e propria rivoluzione: il 18 agosto 2015 furono proclamati i nomi dei direttori scelti per i musei al top del patrimonio pubblico italiano – ai quali poi se ne sono aggiunti altri 12 – e la lista dei magnifici 20, con ben 7 stranieri. Il caso più clamoroso è stato quello degli Uffizi, dove lo storico direttore Antonio Natali ha ceduto il passo a un esperto di Friburgo Eike Schmidt, seguito da Capodimonte, dove è stato insediato il francese Sylvain Bellenger, e  la Pinacoteca di Brera, dove è arrivato l’inglese James Bradburne.
Rivoluzionario di sicuro è il fatto è che ai 7 professionisti cooptati dall’estero sono stati affidati musei tra i più importanti in assoluto (dagli Uffizi a Brera, da Capodimonte alla Galleria Nazionale di Urbino).

Le polemiche
Una scelta voluta nonché annunciata anche dall’allora presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il quale oggi non ha evitato di gettare benzina sul fuoco, scrivendo su facebook: “Non abbiamo sbagliato perché abbiamo provato a cambiare i musei, abbiamo sbagliato perché non abbiamo provato a cambiare i Tar”. E così il doppio filone di polemica sui Tar, a difesa dei quali non ha tardato ad arrivare una spiegazione dell’Associazione nazionale dei magistrati amministrativi (Anma), attraverso il suo presidente Fabio Mattei: “Le istituzioni rispettino i magistrati, chiamati semplicemente ad applicare le leggi, spesso poco chiare se non incomprensibili. La nomina di dirigenti pubblici stranieri (chiamati a esercitare poteri) è vietata nel nostro ordinamento. Se si vogliono aprire la porte all’Europa – e noi siamo d’accordo – bisogna cambiare le norme, non i Tar”.

Il Tar del Lazio

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