di Annarita D’Agostino

“Un patto di scopo per la crescita” fra imprenditori, rappresentanti dei lavoratori, politica, banche e istituzioni finanziarie “con l’obiettivo di uscire dalle criticità italiane e costruire una effettiva dimensione europea”: è la proposta anti-crisi avanzata dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, nella relazione all’Assemblea annuale di Confindustria. Per il numero uno di viale dell’Astronomia, il nostro Paese ha perso vent’anni restando impigliato “nelle nostre croniche carenza strutturali” e con un tessuto sociale e produttivo “fragile” che sta allargando il divario con gli altri Paesi europei. Una “ripartenza c’è stata” ammette, ma con “un ritmo lento”: saremo l’unico grande paese in area Euro nel 2017 con “un valore dell’attività più basso di 10 anni fa e, al ritmo dell’1%, non lo rivedremo prima del 2023”.
Questa situazione richiede larghe intese su misure condivise, “non un patto spartitorio dove ciascuno chiede qualcosa per la propria categoria – specifica Boccia -, ma il suo esatto contrario, dove ciascuno cede qualcosa per il bene comune”. “L’Italia – prosegue – è cresciuta di più quando più forte è stata la coesione sociale”, cosa che “non significa annullare le differenze ma dare a ciascuno la fiducia e gli strumenti perché possano essere superate”. “Abbiamo ancora 4 milioni e mezzo di poveri e quasi 8 milioni di persone cui manca il lavoro tutto o in parte”, e “un debito pubblico di quasi 2.300 miliardi di euro, che continua ad aumentare di anno in anno”. Eppure casi come Fincantieri e Atlantia dimostrano che “una nuova categoria industriale sta nascendo: è l’impresa europea”. “Sappiamo che scattano riflessi naturali a tutela degli interessi nazionali e, infatti, Fincantieri non ha avuto vita facile nell’acquisire Stx France, ma ce l’ha fatta creando un leader globale della cantieristica”. Dunque, “la dimensione europea è un obiettivo cui tendere: se l’offerta di Atlantia sulla spagnola Abertis andrà in porto, l’Europa potrà intestarsi il maggior gruppo mondiale nelle autostrade”.

“Operazione verità” sui conti pubblici
Alle istituzioni Confindustria chiede un’ “operazione verità” sui conti pubblici che abbandoni “ricette fantasiose e di facile consenso” e una politica di “realismo su deficit, debito e crescita” per i quali bisogna “farsi guidare da competenza e serietà”. “Dobbiamo farci trovare pronti quando la Bce porrà fine all’acquisto dei titoli sovrani. Il che vuol dire abbassare rapidamente la montagna del debito pubblico – sottolinea – attraverso privatizzazioni e dismissioni di immobili pubblici e utilizzare strumenti, come i Matusalem bond (titoli a lunghissima scadenza, ndr), che lo rendano più sostenibile”.
L’atteggiamento di Confindustria è invece critico sulle ultime misure sull’Iva introdotte con la manovra correttiva dal governo che disegnano “un sistema di adempimenti poco efficace nella tutela degli interessi dell’Erario e al contempo più gravoso e compresso per le imprese. Quel che preoccupa è la loro applicazione retroattiva: una deriva che va assolutamente evitata perché mina la credibilità del Paese”. A preoccupare anche “la questione bancaria”, “sia per i bilanci appesantiti dalle sofferenze, sia per la stretta regolatoria”; “in particolare – aggiunge – è necessario scongiurare il rischio che le nuove norme di Basilea penalizzino le imprese”.

Per il Sud fare leva su fondi strutturali, turismo e made in Italy
Per il Sud “non servono politiche straordinarie, ma più intense rispetto a quelle necessarie per il resto del Paese”, e su questo il leader di Confindustria ammette che questo concetto “ha trovato nel governo un interlocutore sensibile, come dimostra anche il rafforzamento del credito d’imposta”. In termini di Pil, export, natalità d’impresa e investimenti, nel Sud “si stanno registrando progressi – afferma – ora proseguiamo facendo leva anche sui fondi strutturali 2014-2020. Questo è l’anno in cui i bandi, progetti e finanziamenti dovranno decollare”. Così come occorre puntare sul turismo, “potente motore di sviluppo”, e sul made in Italy, che promette una crescita straordinaria nei prossimi anni.

La produttività “faro” della ripresa, cuneo fiscale a zero per i giovani
Le imprese si dicono pronte a fare della produttività “il nostro faro”: vogliono “aumentare le retribuzioni con l’aumento della produttività. E questo è possibile solo con una moderna concezione delle relazioni industriali”. “La strada maestra – spiega – è quella dei premi di produttività, da detassare in modo strutturale”. In cambio, Boccia propone di “azzerare il cuneo fiscale sull’assunzione dei giovani per i primi tre anni. Sapendo fin d’ora che dopo dovremo ridurlo per tutti”. “La poca occupazione giovanile – sostiene – è il nostro valore sprecato”, perciò serve “una misura forte, diretta, percepibile”.

“Patto per la fabbrica”
Ai sindacati, in particolare, Boccia propone di condividere il ‘Patto per la fabbrica’ lanciato lo scorso ottobre dall’associazione degli industriali, con il coinvolgimento del governo per “gestire le crisi e le ristrutturazioni aziendali mettendo al centro l’occupabilità delle persone” e la proposta “di collaborare per un sistema di politiche attive per il lavoro che in Italia manca da sempre”.
“L’Italia – avverte il leader di Confindustria – non può permettersi di sprecare l’ennesima opportunità di una congiuntura mondiale migliore del previsto”, o “ignorare le gravi difficoltà sociali e attendere inoperosa il passaggio di un lungo periodo elettorale”. Serve invece “un’ assunzione di responsabilità per riprendere in mano il nostro destino. Perché noi saremo quello che oggi decidiamo di voler essere”.