di Caterina Mangia

Il commercio estero continua a trainare l’economia, raggiungendo un picco mai toccato negli ultimi cinque anni.
Lo conferma l’Istat, che a marzo ha segnato un aumento del 4 per cento rispetto al mese precedente, e del 14,5 per cento rispetto al 2016.
Nel dettaglio, l’area Ue a marzo ha registrato un innalzamento del 14,1 per cento sull’anno e quello extra Ue del 15,1 per cento.
I prodotti trascinanti sono quelli petroliferi raffinati (più 47,1 per cento), gli autoveicoli (più 28,1 per cento) e gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (più 22,8 per cento),  mentre i mercati più interessati all’export italiano sono la Cina (più 32,3 per cento) e i paesi Asean; in Ue, l’Italia attrae principalmente Romania, Polonia e Spagna, rispettivamente con un segno positivo del 25,2, 24,5 e 23,4.
“L’ampio incremento congiunturale dell’export – spiega Istat – è trainato dalle vendite verso i mercati extra Ue (più 6,5 per cento sul mese) mentre per l’area Ue  si registra un aumento più contenuto (più 2,1 per cento). Tutti i principali raggruppamenti di industrie – aggiunge – sono in crescita, a eccezione dell’energia (meno 7,6 per cento)”.
Prendendo in esame il primo trimestre 2017, l’asticella dell’export si è innalzata del 3 per cento, per un aumento della bilancia commerciale di 6,7 miliardi rispetto al trimestre precedente.
Buone notizie anche per l’export agroalimentare del Made in Italy: secondo una rielaborazione dei dati Istat da parte del ministero delle Politiche Agricole e Forestali,  nel primo trimestre del 2017 si è registrato un picco di 8 punti percentuali rispetto all’anno precedente, raggiungendo 9,7 miliardi di euro, di cui 3,7 soltanto nel mese di marzo rispetto a marzo 2014.
Il problema dell’economia italiana resta sempre legato al mercato interno: è certo che senza la messa in campo di interventi strutturali a sostegno dell’occupazione e del potere di acquisto di stipendi e pensioni la domanda non potrà raggiungere livelli sufficienti alla ripartenza del Paese.