Dal primo rapporto Rapporto Anmil sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro, presentato oggi a Roma, emerge che nei primi tre mesi del 2017 sono in crescita gli infortuni e i morti sul lavoro.
Nello specifico nel periodo 1° gennaio-31 marzo 2017 sono stati denunciati circa 161.600 infortuni, in crescita di 9.000 unità rispetto ai 152.600 dello stesso periodo dell’anno precedente, con un incremento pari a +5,9%.La crescita degli infortuni sul lavoro risulta più consistente tra quelli cosiddetti ‘in occasione di lavoro’, passati da 132.500 a 138.900 (+6.400 casi), rispetto a quelli ‘in itinere’ saliti da 20.000 a 22.600 (+2.600). L’aumento ha interessato in misura maggiore la componente femminile (+7,0%) rispetto a quella maschile (+5,2%) ed è risultato particolarmente accentuato nelle regioni del Nord-Est (+8,8%) e del Nord-Ovest (+8,7%), mentre nelle altre aree geografiche si registrano incrementi di modesta rilevanza.
Per quanto riguarda le attività economiche, i confronti tra i due periodi a livello di singolo settore di attività economica risultano, allo stato attuate, scarsamente significativi e poco attendibili in quanto per gran parte dei casi denunciati non risulta ancora determinato il codice di attività economica.
Ancora più preoccupante, rileva l’Anmil, risulta l’andamento delle denunce degli infortuni mortali che fanno registrare un aumento pari a 8,0% (dai 176 casi dei primi 3 mesi del 2016 ai 190 dell’analogo periodo 2017). Vale a dire 14 vittime del lavoro in più. L’incremento dei decessi è avvenuto esclusivamente ‘in occasione di lavoro’ dove si è passati dai 130 morti del 2016 ai 147 del 2017; mentre per quelli ‘in itinere’ si registra un lieve calo di 3 casi (da 46 a 43). L’aumento ha interessato in misura molto maggiore la componente femminile che ha raddoppiato il numero dei decessi (da 15 a 30), mentre quella maschile è diminuita di 1 caso (da 161 a 160).

A livello territoriale, la crescita risulta diffusa, in misura più o meno intensa, in tutte le aree geografiche del Paese, tranne che al Centro dove si registra un calo di 10 unità (da 42 a 32). Per quanto riguarda le attività economiche, il confronto tra i due periodi evidenzia un sostanziale calo degli incidenti mortali in agricoltura (dai 23 casi del primo trimestre 2016 ai 13 del 2017); per gli altri principali settori di attività si registrano, invece, incrementi diffusi e percentualmente molto elevati (anche se in valore assoluto si tratta di variazioni non molto consistenti): trasporti +44,4%, commercio +37,5% e costruzioni +18,8%.
Dopo quasi un decennio di consistente crescita delle denunce, iniziatasi nel 2008 con l’emanazione della nuova ‘Tabella delle malattie professionali’, il fenomeno sembra arrestarsi sui valori di circa 60.000 casi annui protocollati dall’Inail nel 2016 (erano meno di 30.000 nel 2007); anzi, il primo trimestre 2017 segna una diminuzione del 3,9% che coinvolge anche le patologie dell’apparato muscolo scheletrico (-2,1) che finora erano state le protagoniste di questo enorme sviluppo delle patologie da lavoro.
Negli ultimi anni l’attenzione di media, istituzioni e cittadini è molto cresciuta verso il tema della sicurezza sul lavoro ma, al di là dei meri dati statistici che con impegno l’Inail diffonde periodicamente, per l’Anmil il fenomeno degli infortuni e delle malattie professionali e le problematiche legate alla loro prevenzione meritano una più approfondita valutazione che analizzi l’efficacia della normativa attuale.
Con questo primo Rapporto sulla salute e sicurezza sul lavoro l’Anmil intende diventare un appuntamento annuale per comprendere come sia cambiato il lavoro nel nostro paese con i Decreti 81 e 106 nell’ultimo decennio e fornire, a tutti gli addetti ai lavori, un servizio informativo e culturale aggiornato e completo, con l’auspicio di contribuire all’innalzamento del livello di conoscenza, di spirito critico e di quella consapevolezza che il tema merita, considerati i valori costituzionali che lo governano.
Abbiamo osservato – ha detto il presidente Anmil, Franco Bettoni che, nonostante i numerosi sforzi fatti dal legislatore per migliorare l’apparato normativo in materia, i livelli di efficacia delle tutele restano ancora insoddisfacenti, specie in alcune aree del Paese ovvero in alcuni ambiti produttivi. A fronte di 25.864 aziende ispezionate – si legge nel Rapporto – sono state riscontrate 30.251 violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, di cui 27.480 di carattere prevenzionistico e 2.771 di tipologia tecnica”.