di Antonella Marano

 

Il Rapporto sullo Stato Sociale 2017 presentato presso l’Università La Sapienza di Roma pone la lente d’ingrandimento sulle molteplici problematiche che continuano ad intrecciarsi al tessuto socio-economico del nostro Paese imponendo una vera e propria ‘stagnazione secolare”

L’anticipo pensionistico, il Jobs act e il bonus da 80 euro sono stati e sono interventi insufficienti per risalire la china e superare la crisi. Peggiora la distribuzione del reddito, sono instabili i proventi che arrivano dal lavoro e anche le politiche di consolidamento fiscale, mentre la produttività risponde con una dinamica ridotta, accompagnata dall’invecchiamento demografico, dalla frammentazione anche territoriale dei sistemi produttivi e dalla finanziarizzazione dell’economia. Che si è tradotta in processi di creazione di valore nuovi ma più insicuri, che poco hanno a che fare con le attività produttive. Quanto illustrato nel dodicesimo Rapporto sullo Stato sociale –  curato dal prof. Felice Roberto Pizzuti  ed evento al quale ha partecipato anche la presidente della Camera, Laura Boldrini – lascia poco spazio alla rosee ed illusorie aspettative legate al 2017. L’anno considerato un po’ da tutti come il punto di partenza per una ripresa. Nel dossier si analizza la natura della grande recessione iniziata nel 2007 e l’ipotesi che sia in atto una ‘stagnazione secolare’, ma anche il ruolo che può essere affidato all’intervento pubblico e al Welfare State per superare la crisi.

Sono le politiche sociali dell’Unione Europea, secondo il rapporto, che continuano a riflettere  l’inadeguatezza della complessiva visione economico-sociale che ha guidato la sua costruzione. Le politiche di bilancio restrittive e particolarmente vincolanti per le economie nazionali già deboli, la carenza di politiche industriali tese  all’ammodernamento delle strutture produttive e a ridurre le
disomogeneità geografiche esistenti, il contenimento delle risorse rese disponibili a fini sociali, specialmente per le regioni più bisognose.
Il nostro Paese, al tempo stesso, ha risentito particolarmente delle modalità controproducenti della costruzione europea e della ‘grande recessione’- si legge nel rapporto- poiché i loro effetti si sono sovrapposti e mescolati con le cause di un proprio specifico declino operante da un quarto di secolo.

Per l’Ugl ha partecipato all’evento Nazzareno Mollicone, dirigente confederale dell’Ugl.

“La presentazione del Rapporto – ha precisato a margine dell’evento –  è ogni anno un importante appuntamento per discutere delle problematiche del welfare state nel contesto economico-sociale”.

L’Ugl condivide le osservazioni critiche alla politica economica e sociale effettuata negli ultimi anni in Italia ed in Europa esposte in modo scientifico nella relazione del prof. Felice Roberto Pizzuti.

“In particolare – ha precisato il sindacalista –  l’Ugl rileva come le analisi relative allo scarso effetto incentivante dell’occupazione tramite il Job Act, la diminuzione della produttività, il blocco sostanziale della contrattazione salariale, la carenza d’investimenti pubblici, la diminuzione della protezione del servizio sanitario nazionale soprattutto per i più anziani, i problemi derivanti dall’allungamento dell’età pensionabile e l’assurdità dell’anticipo pensionistico tramite l’Ape, peraltro non ancora entrato in vigore, confermino tutte le critiche che il sindacato aveva tempestivamente formulato”.

“Apprezzabile anche l’intervento della Presidente della Camera, Laura Boldrini che pur dichiarandosi europeista – ha concluso Mollicone – ha dichiarato di comprendere le motivazioni della crescente ostilità popolare nei confronti delle istituzioni europee per la loro politica di austerità che ha provocato l’indebolimento dello “Stato sociale”, storica ed esemplare conquista dei Paesi europei rispetto alle altre aree del mondo”.