La soluzione alle spinte euroscettiche e alla crisi dell’Ue? Un “ministro unico dell’Eurozona”.

E’ questa la ricetta che il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, propone per rilanciare l’Europa; difficile, tuttavia, che esistano soluzioni miracolose.

“Ci sono politiche dell’Eurozona nel suo complesso e non semplicemente delle politiche nazionali”, ha spiegato il titolare del dicastero di via  XX Settembre in visita a Bari, aggiungendo che “questa è un’idea che il governo italiano ha lanciato da tempo, un’idea da sviluppare”.

La ricetta di Padoan per il rafforzamento dell’Europa passerebbe anche da una maggiore unificazione fiscale: “è necessaria una ‘fiscal stance’ (politica di bilancio) dell’Eurozona, non basta la semplice sommatoria delle scelte di politica di bilancio dei paesi membri”, ha spiegato nel corso di una lectio magistralis con cui ha inaugurato l’anno accademico dell’Università Aldo Moro: “serve una nuova governance macroeconomica”, ha spiegato, aggiungendo che “non basta la semplice somma delle scelte delle politiche di bilancio dei paesi membri”.

“L’Europa – ha aggiunto – si trova di fronte all’opportunità di rovesciare una tendenza all’Euroscetticismo alimentata da una prolungata fase di disagio sociale e di disoccupazione elevata, soprattutto giovanile. Questa opportunità non può andare sprecata”. Per il ministro, le speranze per l’Unione europea passano per una maggiore attenzione all’inclusione sociale: si deve dare “nuova priorità alla questione dell’occupazione e alla qualità del capitale umano. Il Mezzogiorno deve poter contare sul proprio capitale umano e sul meccanismo con cui viene prodotto”; si deve dunque “continuare lungo la strada dell’integrazione europea ma allo stesso tempo richiede di dare a questo progetto un più incisivo connotato di inclusione sociale”.

In ultimo, il rimedio individuato da Padoan consisterebbe anche in un’agenda di riforme condivisa per tutti i Paesi membri: “serve rimuovere ostacoli agli investimenti spesso frenati da inefficienze, una agenda di riforme strutturali è necessaria per tutti i paesi membri Ue. Le riforme implicano cambiamenti profondi”.