di Claudia Tarantino

Il Sistema Sanitario Nazionale arranca nella corsa al digitale rispetto alle esigenze di medici e cittadini: i primi già utilizzano ampiamente le applicazioni per aggiornare le proprie competenze e per comunicare con i pazienti, mentre i secondi dimostrano di avere molta dimestichezza con quelle tecnologie digitali in campo sanitario che permettono, tra le altre cose, di controllare il proprio stato di salute o di prenotare online visite ed esami.

Questo il risultato di una ricerca condotta dall’Osservatorio innovazione digitale in sanità della School of Management del Politecnico di Milano, presentata nel corso di un convegno dal titolo indicativo ‘La Sanità alla rincorsa del cittadino digitale’.

Dallo studio, infatti, emerge che la sanità italiana è sempre più digitale, ma l’innovazione avanza a rilento. E, per quanto alla base del problema ci sia una carenza di investimenti, sono anche altri i fattori determinanti di questo ritardo.
Per i ricercatori, infatti, la spesa complessiva dell’Italia per la sanità “resta lontana dagli standard dei Paesi europei avanzati e la contrazione conferma quanto i ritardi normativi, la mancanza di risorse inizialmente promesse nel Patto per la sanità digitale e l’incertezza dovuta alle riforme sanitarie in atto in molte Regioni abbiano bloccato nuovi progetti”.

Osservando i dati economici, dopo un 2015 sostanzialmente stabile, nel 2016 si è registrato un leggero calo degli investimenti: sono stati spesi complessivamente 1,27 miliardi di euro (l’1,1% della spesa sanitaria pubblica, 21 euro per abitante), con una contrazione del 5% rispetto al 2015 (1,34 mld, pari all’1,2%). “Nel dettaglio, – si legge nella ricerca – 870 milioni di euro sono stati spesi dalle strutture sanitarie (-6%), 310 mln direttamente dalle Regioni (-3%), 72 mln dagli oltre 47 mila medici di medicina generale (1.538 euro per medico, con un aumento del 3% rispetto al 2015) e 16,6 milioni direttamente dal ministero della Salute (-8%)”.

L’innovazione tecnologica non ammette ritardi e nel nostro Paese i tempi di realizzazione delle iniziative, sia a livello nazionale che regionale, sono troppo lunghi, con il rischio quindi di non stare al passo con la rapidità di evoluzione di bisogni e aspettative di cittadini e pazienti.
Certo, se Governo e ministero della Salute decidessero finalmente di attivarsi per dar seguito a quanto stabilito nel Patto per la sanità digitale e in altre riforme rimaste solo sulla carta, nonché di restituire alla Sanità la centralità che merita, i ‘tempi di navigazione’ del nostro SSN non sarebbero così lenti.