di Caterina Mangia

Si potrebbe dire che là dove la politica non produce risultati, la natura manifesta i suoi effetti.
Secondo il report Istat “Il futuro demografico del Paese” la popolazione italiana è destinata a diminuire, soprattutto al Sud, che sarà più “spopolato e anziano”. Il Mezzogiorno sarà infatti l’area del nostro Paese che invecchierà maggiormente: l’età media passerà da quella iniziale di 43-44 anni, a una vicina ai 46 anni e a una superiore ai 50 entro il 2045. Il Meridione è inoltre il luogo che potrebbe assistere al calo del numero di giovani fino ai 14 anni di età, che passeranno da circa il 14 per cento nel 2016 all’11 per cento nel 2065. Secondo lo studio, inoltre, la probabilità empirica che la popolazione del Centro-nord abbia nel 2065 una popolazione più ampia rispetto a oggi è pari al 31 per cento, mentre nel Mezzogiorno è pressoché nulla. Il peso della popolazione subirà dunque uno spostamento dal Sud al Centro-Nord: il Settentrione potrebbe accogliere nel 2065 il 71 per cento dei residenti, contro il 66 per cento attuale; al Sud resterebbe solo il 29 per cento dei cittadini a fronte del 34 per cento odierno.
Nonostante le numerose eccellenze produttive e le decantate bellezze paesaggistiche, se la politica non interverrà efficacemente mettendo a sistema e valorizzando le sue risorse, il Sud si spegnerà demograficamente: il declino industriale e produttivo si accompagnerà a un declino abitativo e di nascite. Spiace immaginare una terra così bella e florida come un territorio destinato alla progressiva desolazione, con una popolazione in diminuzione e sempre più anziana: se non verranno adottate adeguate politiche attive per il lavoro e per la formazione professionale, se non saranno sbloccati investimenti produttivi e infrastrutturali che ridiano ossigeno al Sud, è difficile che la popolazione decida di investire sul futuro e di formare una famiglia.
“Sta a noi reagire per evitare che questo accada”, ha commentato Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, aggiungendo che “occorre “far tornare il Sud un elemento attrattivo per investimenti privati del mondo, partendo dal Mezzogiorno d’Italia”.
Secondo il numero uno dell’associazione degli industriali, non tutto è perduto: “ Il Sud usa e può usare al meglio i fondi strutturali europei e quindi non fare i conti con i deficit di bilancio del Paese: questa è la grande occasione”.
Ancora più ottimista il ministro per la Coesione e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti: “il calo demografico è un problema per il Mezzogiorno ma è a ‘situazione data’. Il Sud ha avuto una crescita, anche superiore a quella del Centro-Nord, anche se resta ancora insufficiente. Ma il Sud ha potenzialità notevoli e da questo punto di vista dobbiamo valorizzarle per favorire i processi di crescita”. Tuttavia, “la situazione del Mezzogiorno resta difficile e per questo dobbiamo lavorare. E il punto di partenza è sicuramente il masterplan”.