di Claudia Tarantino

L’Italia è il secondo peggior Paese dell’Unione europea per percentuale di persone laureate che hanno tra i 30 e i 34 anni. E’ quanto emerge dal rapporto Eurostat sull’educazione: nel 2016 infatti una percentuale inferiore è stata registrata solo in Romania, con il 25,6% contro il 26,2% di laureati italiani.
Un quadro che la dice lunga sul valore che i giovani oggi attribuiscono al conseguimento di titoli di studio di grado più elevato ai fini dell’accesso al mondo del lavoro. La laurea, infatti, non è considerata più, come in passato, una condizione indispensabile per trovare una ‘buona’ occupazione e raggiungere livelli retributivi più alti.
In un periodo di crisi così lungo, durante il quale si stanno registrando tassi di disoccupazione elevatissimi ed in cui è diventato ancor più difficile entrare nel mondo del lavoro, sembra essere meglio chiudere i libri in un cassetto e mettersi subito alla ricerca, magari indirizzandosi verso quelle professioni che ancora lasciano aperto qualche spiraglio.
Ciò spiegherebbe anche l’altro dato significativo rilevato dall’Ufficio Statistico dell’Unione Europea, secondo cui il nostro Paese è quintultimo, davanti solo a Portogallo, Romania, Spagna e Malta, per quanto riguarda il tasso di abbandono scolastico dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni.
Non solo, quindi, tra i giovanissimi è molto diffusa l’idea che la laurea ‘non paga’, ma c’è anche molta sfiducia sull’alternanza scuola-lavoro che, se funzionasse come dovrebbe, porterebbe molti ragazzi ad iniziare un periodo di apprendistato senza dover abbandonare gli studi. Cosa che, evidentemente, non accade.
L’obiettivo della strategia Europa 2020 è che per quella data l’Ue arrivi ad avere il 40% di laureati tra i 30 e i 34 anni e una percentuale inferiore al 10% di persone che non hanno raggiunto un diploma secondario.
Considerato che mancano solo tre anni al 2020, l’Italia è ferma quasi a metà strada dall’obiettivo europeo per la percentuale di laureati, mentre con un 14% circa dei 18-24enni che non hanno raggiunto un diploma secondario, pur superando il proprio obiettivo nazionale, è ancora lontana dall’obiettivo europeo del 10%.
A livello europeo, i dati mostrano come rispetto al 2002, anno in cui è cominciata la strategia, siano migliorati entrambi gli indicatori. Nel 2016 i laureati sono saliti al 39,1%, contro il 23,6% di 15 anni fa. Il tasso di abbandono scolastico complessivo è, invece, passato dal 17 al 10.7 per cento.
In cima alla classifica dei Paesi con più laureati ci sono Lituania (58,7%), Lussemburgo (54,6%), Cipro (53,4%) e Irlanda (52,9%). Mentre in Croazia si registra la percentuale più bassa (2,8%) di persone tra i 18 e i 24 anni che non hanno raggiunto un diploma secondario.
Analizzando i dati per genere appare significativo che, in linea con tutti gli altri Paesi europei, anche in Italia siano le donne a laurearsi in proporzione maggiore rispetto agli uomini, con una quota del 32,5% contro il 19,9%.