di A.D.

Meno 12,7 % di contratti a tempo indeterminato e più 30% di licenziamenti disciplinari: il Jobs Act presenta il conto. Salato.
Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps, nei primi due mesi del 2017 sono stati attivati 258.952 contratti a tempo indeterminato, con un calo del 12,7% sullo stesso periodo del 2016. Le cessazioni nello stesso periodo sono state 240.368, quindi il saldo resta attivo per 18.584 unità, ma con un calo notevole rispetto al saldo dei primi due mesi del 2016 ( 31.366 unità) e del 2015, quando erano previsti gli sgravi contributivi totali (135.734).
Ancora più ‘significativi’ i dati sui licenziamenti: i disciplinari nelle aziende con più di 15 dipendenti, nei primi due mesi del 2017, sono stati 5.347, in aumento del 30% rispetto ai 4.111 registrati nei primi due mesi del 2016. Nel dettaglio, i licenziamenti totali nei primi due mesi del 2017 di lavoratori assunti a tempo indeterminato sono stati 92.254 a fronte di 89.546 licenziamenti nello stesso periodo del 2016 (+3%) con un aumento sostenuto soprattutto per i licenziamenti disciplinari (giusta causa e giustificato motivo soggettivo), cresciuti del 15,3% da 10.107 a 11.656. Tra questi ultimi si registra un incremento soprattutto nelle aziende con più di 15 dipendenti, nelle quali le chiusure di contratto per motivi disciplinati sono passate da 4.111 a 5.347 (+30%).
Addirittura, se si confronta il dato con i primi due mesi del 2015, c’è un boom del +64,9%. Da marzo 2015, infatti, è stato cancellato il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo per i lavoratori nelle aziende con oltre 15 addetti. Più precari, meno diritti: ecco il Jobs Act che avrebbe dovuto rilanciare occupazione e produttività.