L’immagine di un’Europa divisa non piace al premier Paolo Gentiloni che, nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo straordinario del 29 aprile sulla Brexit, punta sull’importanza del confronto.
“Immaginare i 27 divisi – ha detto – rischia di essere una pietra tombale sulla possibilità di raggiungere un accordo che venga approvato dall’insieme dei Paesi membri”. Per Gentiloni, “sarebbe un errore pensare che la posizione inglese debba essere in qualche modo punita con una vendetta esemplare”, sottolineando l’importanza di  un rapporto “giusto ed equo” con Londra e ribadendo con forza il no del’Italia a qualsiasi ipotesi di mettere in minoranza con atteggiamenti “aggressivi”.
Secondo Gentiloni, la Brexit è stato “un riflettore acceso su uno dei momenti di difficoltà e crisi più significativi nella storia dell’Ue”, ma non ha rappresentato la “miccia” per la sua implosione.
Quanto alle tutele per gli italiani il premier ribadisce: “Siamo interessati al fatto che tra le priorità del negoziato, già nella prima fase, ci sia il destino dei cittadini dei diversi Paesi europei che risiedono nel regno Unito” il “15%” dei quali sono italiani. “Noi abbiamo il dovere e diritto di pretendere per i nostri concittadini tutele e diritti amministrativi certi, immediatamente applicabili e non discriminatori e basati sul principio di reciprocità” con britannici residenti in Italia. Credo che si possa dire di questi giorni e di queste settimane che ci separano dalle celebrazioni di Roma, dal tempo trascorso da Brexit e dalla formale decisione di Londra di attivare il processo, che coloro che temevano o speravano che Brexit sarebbe stata una miccia per l’implosione dell’Ue si sono sbagliati”.
Insomma gli italiani sono e restano “amici e alleati del Regno Unito”. “Non confondiamo – ha detto il premier –  le dinamiche che si sono aperte con Brexit, con un negoziato che tutti sanno molto complicato” con “un punto che deve essere fuori discussione: sarebbe un errore trascurare e rinnegare la radicata e antica amicizia geopolitica” con Londra.
Angela Merkel però non vuole fare sconti e lo ricorda durante un intervento al Bundestag.  Alcuni in Gran Bretagna si fanno “illusioni” sulla realtà del dopo-Brexit, ha spiegato la cancelliera tedesca Angela Merkel, Londra, ha aggiunto, dovrà chiarire “come vede il futuro delle sue relazioni” con l’Unione Europea “e discutere i suoi obblighi finanziari verso l’Ue” prima che possano iniziare negoziati ufficiali sull’uscita dall’Ue. In ogni caso, ha ammonito la Merkel, “il Regno Unito non avrà gli stessi benefici di cui gode in qualità di membro dell’Unione”.
A smorzare i toni è il vice primo ministro di Malta, Louis Grech, il cui Paese detiene la presidenza di turno dell’Ue, durante una riunione ministeriale a  Lussemburgo: “I Ventisette stati membri dell’Unione Europea sono completamente uniti con l’avvicinarsi dei negoziati sull’uscita del Regno Unito”. Sabato, ha spiegato, si dovrà definire “il quadro generale dei negoziati da effettuare con il Regno Unito, stabilendo posizioni e principi che l’Ue difenderà”, ha spiegato il Consiglio dell’Ue, che rappresenta gli stati membri. “Noi abbiamo un certo numero di obiettivi: il primo è garantire che effettueremo negoziati in uno spirito di unità e fiducia tra i Ventisette”, ha sottolineato Louis Grech.
Intanto, mentre gli animi europei si scaldano, un sondaggio pubblicato oggi dal Times suggerisce per la prima volta un possibile ripensamento dei britannici sulla Brexit: il 45% la riterrebbe ora un errore, contro il 43 che continua a vederla come la scelta giusta e un 12% di indecisi. Stando al sondaggio, realizzato dall’istituto Yougov, le cui stime si rivelarono peraltro imprecise prima del referendum sull’Ue del 23 giugno 2016, il 95% di chi un anno fa votò Remain conferma la sua opinione, mentre fra chi votò Leave resta della stessa idea un 85%.