di A.D.

Forti preoccupazioni e tante critiche nelle audizioni delle parti sociali sul Documento di economia e finanza varato dal governo Gentiloni. Per il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, siamo di fronte ad un “libro delle buone intenzioni” ma il cammino da fare è ancora lungo: “dagli investimenti nelle aree sottoutilizzate alla definizione di piani industriali nei settori strategici con finalità occupazionali, da un riequilibrio nella tassazione alla riqualificazione della spesa pubblica, passando da una politica di tagli e revisioni lineari ad una più ragionata, anche per quanto attiene alla gestione delle clausole di salvaguardia, dalle risorse per il pubblico impiego all’introduzione di una flessibilità nell’età pensionabile, diversa da quella prospettata con l’Anticipo pensionistico, condizione necessaria per favorire il ricambio generazionale, passando per la scuola, la salute, la sicurezza e la gestione dei flussi migratori”. Tutte proposte che l’Ugl ha riepilogato nel documento presentato al Parlamento.
Confindustria chiede lo scambio tra aumento dell’Iva e taglio del cuneo fiscale per dare un “un forte stimolo” alla crescita, favorendo le esportazioni e l’internazionalizzazione delle imprese da un lato e contenendo l’inflazione dall’altro. Un’ipotesi sulla quale, però, come analizza l’Ansa, si rischia uno scontro nel partito di maggioranza a ridosso delle primarie: se il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, non disdegna questa possibilità, è invece Matteo Renzi ad escludere senza mezzi termini un ritocco dell’imposta: “Noi le tasse non le aumentiamo. E il governo Gentiloni ha scelto la stessa strategia. Anche per il futuro, a giudicare da quello che c’è scritto nel Def. Il Pd non è più il partito delle tasse, abbiamo davvero rottamato Dracula”.
Anche i numeri del Def non lasciano grandi speranze sulla possibilità di un taglio della tassazione: secondo il Centro Studi Confindustria, per rispettare le regole UE sul deficit si annuncia una stretta di 30 miliardi che renderebbe “difficile sostenere lo sviluppo del Paese”. Ma rilanciare gli investimenti, accrescere la coesione sociale e tagliare il cuneo fiscale sono per le parti sociali priorità che non possono più essere accantonate.
Per gli enti locali la maggiore preoccupazione riguarda invece i tagli che, secondo l’Unione delle province italiane, sono stati “abnormi” negli ultimi anni, e vanno assolutamente scongiurati per i prossimi. Le Regioni, pur avendo raggiunto un accordo ad hoc, stimano già uno scoperto da 2,7 miliardi di euro. L’ipoteca sul futuro del Paese è sempre più pesante.