di Annarita D’Agostino

Meno tagli al personale e alle retribuzioni, esodi incentivati e produttività: sono questi i punti cardine del pre-accordo sul futuro di Alitalia, raggiunto nella notte, dopo una lunga trattativa no-stop, fra sindacati e vertici aziendali. Ora saranno i lavoratori, in referendum, a dire l’ultima parola.
Il verbale oggi ha ottenuto l’ok del Consiglio di Amministrazione che si è detto “soddisfatto” della conclusione della trattativa. L’intesa evidenzia che “Alitalia attraversa una crisi economico-finanziaria” e che “un gruppo di azionisti e finanziatori propone di ri-patrimonializzare l’azienda per circa 2 miliardi di euro, di cui oltre 900 come nuova finanza”, come passaggio “propedeutico al rilancio della società”.
Alla luce del piano di crescita dei ricavi e riduzione dei costi approvato dal CdA, la pre-intesa sottolinea la “necessità di accelerare i ricavi, in particolare con l’inserimento di nuovi aeromobili per il lungo raggio”.
Importanti i passi avanti sul fronte dei tagli: sindacati e azienda si accordano sulla riduzione degli esuberi tra il personale di terra a tempo indeterminato da 1.338 a 980, e la riduzione del taglio degli stipendi all’8%. Per il personale navigante, ultimo scoglio nella trattativa, si introducono scatti di anzianità triennali con primo scatto nel 2020, un tetto di incremento retributivo in caso di promozione pari al 25%, l’applicazione dei livelli retributivi di Cityliner per i neoassunti indipendentemente dall’aeromobile di impiego. Si punta poi ad un aumento della produttività con la riduzione di un’unità del numero degli assistenti di volo nella composizione degli equipaggi degli aeromobili di lungo raggio (B777), mentre i riposi passano da 120 a 108 annuali, con un minimo di 7 nel mese. Il verbale d’intesa prevede inoltre la prosecuzione dei contratti di solidarietà fino alla scadenza prevista per legge, 24 settembre 2018.
Soddisfatti i sindacati, con il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, che ha sottolineato come “siamo riusciti a stabilire qual è il punto di caduta di questa trattativa. Ci siamo riusciti dopo un faticosissimo lavoro e ora ci sarà  il referendum. Era il punto oltre il quale non si poteva andare. Ora c’è un po’ più di fiducia”. Anche per il governo “la nottata ci ha portato ad un verbale di intesa – ha detto il premier Paolo Gentiloni -tra  l’azienda e i sindacati. Voglio ringraziare per l’impegno e lo sforzo, certamente non è stato facile arrivare a punto di incontro che mi auguro sia confermato dai lavoratori”. E’ stato fatto “il massimo sforzo possibile – ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio – per avvicinare le parti. Ed abbiamo ottenuto più aeromobili, meno esuberi e di tenere le attività di manutenzione all’interno dell’’Alitalia, riducendo al minimo il taglio dei salari”. Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, l’attuazione dell’intesa è l’unico modo per evitare una costosa amministrazione straordinaria: “se questa manovra fallisse, butterebbe sullo stato italiano tutti costi della gestione Alitalia e della liquidazione, e sarebbero costi altissimi: solo l’amministrazione straordinaria costerebbe oltre 1 miliardo di euro”. Lo Stato in ogni caso è pronto ad assicurare 200milioni di garanzia, che sarebbero erogati nel caso in cui a metà 2018 ci fosse un discostamento dal piano previsto dall’intesa. Anche il secondo azionista, Etihad, ha garantito la copertura delle proprie spettanze. Ora la parola passa ai lavoratori.