Il clima di fiducia per i consumatori, secondo i dati odierni diffusi dalla Confcommercio registrano una flebile crescita frenata dall’inflazione e dall’incertezza (pari allo 0,1% rispetto a febbraio ed un incremento dello 0,6% su base annua). Anche l’Istat, ieri, parlava di una ‘risalita’ della spesa per consumi, +1,3%, in misura inferiore rispetto alla crescita del reddito disponibile,+1,6%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie sale all’8,6% +0,2 punti percentuali).
E’ chiaro le famiglie italiane sono più propense al risparmio e, questo non sorprende, vista la forte ondata di crisi che dal 2009 ha scosso il nostro Paese: solo tenendo conto di un altro rapporto redatto da Eurispes, Istituto di Studi Politici Economici e Sociali, circa una persona su quattro afferma di sentirsi “abbastanza” (21,2%) e “molto” (3%) povero. L’identikit di chi denuncia la propria povertà è il seguente: single (27,1%) o monogenitore (26,8%) che vive al Sud (33,6%) ed è cassaintegrato (60%) o in cerca di nuova occupazione (58,8%).
Secondo l’Istituto il 77,2% degli italiani conosce persone che non arrivano alla fine del mese: il 61,5% persone che devono chiedere costantemente aiuto a parenti e amici; il 49% che non possono permettersi un posto dove abitare; il 48,2% che non hanno i mezzi per far studiare i propri figli; il 41,9% che non possono permettersi di curarsi; il 41,3% che non possono mantenere i propri figli; il 39,3% che devono rivolgersi alla Caritas e il 25% che si sono rivolte ad un usuraio per ottenere a somme altrimenti non reperibili.
Quindi parlare di crescita di consumi seppur a ‘scartamento ridotto’ non rappresenta un importante traguardo ma solo un piccolo passo: la crescita, almeno per il momento, resta una vera utopia.
I dati di Confcommercio
Nel mese di marzo l’indicatore della Confcommercio, ha registrato una crescita dello 0,1% rispetto a febbraio ed un incremento dello 0,6% su base annua. A frenare, secondo l’associazione, i pericoli legati all’inflazione e all’incertezza.
I consumi, seppure “in modo discontinuo e con toni non particolarmente brillanti, consolidano, stando a quanto emerge dalla media mobile a tre mesi, la moderata tendenza al recupero
in atto ormai da luglio dello scorso anno”. La dinamica dei consumi, prosegue la Confcommercio, è “d’altra parte coerente con un quadro congiunturale caratterizzato, in questo inizio d’anno, da andamenti altalenanti che pur in un contesto di graduale miglioramento riflettono le debolezze e le incertezze che gravano sull’economia italiana ed internazionale”.
La crescita, a marzo, del clima di fiducia dei consumatori è un “segnale troppo debole per ipotizzare, nei prossimi mesi, un atteggiamento decisamente più positivo anche in considerazione di aspettative non particolarmente favorevoli riguardo la situazione personale e familiare”.
La scarsa dinamicità del quadro congiunturale si è riflessa sulle dinamiche del mercato del lavoro. A febbraio gli occupati sono aumentati di 8mila unità in termini congiunturali e di 294mila su base annua. In ridimensionamento, sempre nello stesso mese, il numero di persone in cerca d’occupazione (-83mila rispetto a gennaio, -18mila nei confronti dell’analogo mese del 2016) a segnalare, in parte, una ricerca meno attiva di un lavoro soprattutto nella fascia più giovane delle forze di lavoro. Forze di lavoro che, nonostante la lieve riduzione dell’ultimo mese, si
collocano su valori storicamente elevati. Questi andamenti hanno ridotto il tasso di disoccupazione di tre decimi di punto rispetto a gennaio. Il quadro d’insieme è completato da un’ulteriore caduta delle ore di Cig autorizzate (-41% a febbraio su base annua).