L’Italia scala le classifiche, ma per le tasse sulla busta paga. Dopo il monito della Corte dei Conti, ora è l’Ocse che punta il dito sul cuneo fiscale del nostro Paese, che per un single senza figli è complessivamente al 47,8%, contro una media europea del 36%. Superiamo la media di oltre dieci punti, seguendo il Belgio (54%), la Germania (49,4%), l’Ungheria e la Francia (48,1%). Per il cuneo fiscale delle famiglie monoreddito con due figli siamo al terzo posto con il 38,2% e seguiamo solo la Francia (40%) e la Finlandia (39,2%) e supera di 12 punti la media Ocse (26,6%). Il cuneo fiscale in Italia è diminuito rispetto al 2015 di 0,1 punti per le famiglie e di 0,08 per i single mentre Francia e Finlandia lo hanno ridotto rispettivamente di 0,47 e 0,34 punti e di 0,30 e 0,22 punti.
Il costo del lavoro medio per un lavoratore single senza figli in Italia è a 55.609 dollari, maggiore della media Ocse ferma a 50.214 ma quando si va a guardare il reddito netto in busta paga il valore, a causa del cuneo al 47,8%, crolla a 29.045 dollari, un valore più basso rispetto alla media Ocse (31.607). Per le coppie sposate con due figli il costo del lavoro in media in Italia e’ di 73.960 dollari, superiore a quella Ocse di oltre 7.000 dollari. Se si guarda però al reddito netto l’Italia scende in media a 45.592 dollari scivolando sotto la media Ocse (47.486 dollari).
Per quanto riguarda la disoccupazione a febbraio resta stabile al 6,1%. Nell’intera area Ocse, si legge in una nota, i disoccupati sono 38 milioni, 5,4 milioni di persone in più rispetto all’aprile 2008, “prima della crisi”. Il tasso è sceso di 0,1 punti nell’Eurozona, al 9,5%, con i maggiori cali in Lettonia, Spagna e Italia, che sono al primo e secondo posto nella classifica dell’organizzazione, dalla quale mancano i dati aggiornati di diversi Paesi, fra i quali ad esempio la Grecia. Anche il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è sceso di 0,2 punti tra gennaio e febbraio, dal 12,5% a 12,3% nella zona dell’Ocse. Nell’eurozona l’indice e’ sceso di 0,4 punti, al 19,4%, il livello più basso dal febbraio 2009, ma resta superiore al 30% in Grecia (45.2% a dicembre, ultimo mese disponibile), Spagna (41,5%) e Italia (35,2%).