di Caterina Mangia

E’ passato quasi un secolo. Novantotto anni fa – l’11 aprile 1919 – nasceva a Parigi l’Ilo, International Labour Organization.
Era la fine della Prima Guerra mondiale, e nella capitale francese la pace veniva sancita con i trattati di Versailles: è in seno a questi negoziati che venne fondata l’organizzazione, che aveva e ha tuttora – si legge sul sito dell’Ilo – gli obiettivi di “promuovere il lavoro dignitoso e produttivo in condizioni di libertà, uguaglianza, sicurezza e dignità umana per uomini e donne”, e ancora di “incoraggiare l’occupazione in condizioni dignitose, migliorare la protezione sociale e rafforzare il dialogo sulle problematiche del lavoro”. Al termine della Grande Guerra era infatti emerso con chiarezza che una pace duratura si potesse ottenere soltanto con la giustizia sociale in tutti i luoghi del mondo.
Il 1946 è una data importante per l’Ilo, che venne associata alle Nazioni Unite da poco costituite. Altro momento fondamentale è nel 1998, perché si tratta dell’anno in cui venne adottata la “Dichiarazione sui principi e i diritti fondamentali del lavoro”, che fornì altre fondamentali linee guida per promuovere e diffondere l’idea di decent work attraverso l’abolizione del lavoro forzato, delle discriminazioni e del lavoro minorile e attraverso il rafforzamento del diritto alla contrattazione collettiva. La Dichiarazione, si legge sul sito dell’Ilo, ha l’obiettivo di consentire a tutti di “realizzare pienamente il proprio potenziale umano e di partecipare liberamente e in condizioni di pari opportunità alla spartizione della ricchezza che essi stessi hanno contribuito a creare”.
Da quasi cento anni l’International Labour Organization continua ad essere il luogo in cui sindacati, imprese e governi di 186 Paesi nel mondo si incontrano e collaborano per la tutela concreta delle condizioni di lavoro e della giustizia sociale: in un momento in cui, in Italia come nel mondo, i diritti continuano ad assottigliarsi e le tendenze alla frammentazione si moltiplicano a dispetto di ogni forma di unità, c’è da augurare ancora con maggiore forza buon lavoro all’Ilo. Almeno per i prossimi cento anni.