di Annarita D’Agostino

1000 giorni, ossia quasi 3 anni: è il tempo medio che impiega un Tribunale amministrativo italiano per decidere. Ed è solo il primo grado.
La lentezza della giustizia italiana è da primato anche in Europa, e solo Cipro fa peggio: secondo i dati diffusi nella V edizione del Justice Scoreboard della Commissione europea, il Belpaese impiega tempi dieci volte superiori a quelli di Svezia, Ungheria, Estonia, Bulgaria, Slovenia e Polonia dove, invece, servono in media solo 100 giorni per risolvere un procedimento amministrativo.
Se Cipro impiega circa 1.400 giorni per chiudere un primo grado, il Portogallo è in linea con l’Italia; seguono Grecia (circa 900 giorni) e Malta (500). Tra 100 e 500 giorni si collocano Olanda, Romania, Lussemburgo, Lituania, Finlandia, Francia, Spagna, Germania, Slovacchia, Croazia, Repubblica Ceca e Belgio.
In Italia anche la giustizia civile e commerciale non brilla per rapidità: nel 2015 sono serviti almeno più di 500 giorni, in media, per chiudere una causa in primo grado. E’ ancora Cipro ad evitare al nostro Paese di essere il fanalino di coda, con 600 giorni di media. Ma questo dato risale al 2013, mentre in Italia la situazione, da allora, è leggermente migliorata. Tuttavia, la distanza dagli standard europei è ancora abissale: in Lussemburgo, Belgio e Lituania, per chiudere una causa civile in primo grado, bastano meno di 100 giorni, mentre nella maggior parte dei paesi esaminati (Olanda, Austria, Estonia, Svezia, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria, Danimarca, Germania, Polonia), servono dai 100 ai 200 giorni. In Lettonia e Slovenia occorrono dai 200 ai 300 giorni, mentre in Portogallo, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Croazia e Slovacchia ne servono dai 300 ai 400. In terzultima posizione Malta, dove si impiegano in media circa 440 giorni. Seguono, infine, Italia e Cipro. Neppure il decremento del numero di cause, passate dalle 6,9 per 100 abitanti del 2010 ai 5,7 del 2015, serve ad evitare che il nostro Paese continui a restare in coda alla classifica.
Secondo la Commissione europea, le risorse non mancano: l’Italia spende circa 90 euro per abitante per i tribunali, al pari di paesi virtuosi come Belgio e Slovenia, e poco più dello 0,3% del Pil, quanto Romania, Spagna, Slovacchia e Repubblica Ceca, e più di Austria e Olanda, dove la giustizia civile è più efficiente. E’ l’ utilizzo delle risorse che è problematico: spicca in particolare il basso numero di magistrati (poco più di 10 ogni 100mila abitanti contro i 23 della Germania, ad esempio), e la mancanza della formazione continua obbligatoria che invece è una realtà negli altri paesi europei. Al contrario, gli italiani sono un popolo di avvocati, e solo il Lussemburgo ci batte: nella Penisola sono circa 390 ogni 100mila abitanti, contro i meno di 100 in Francia, i circa 200 in Germania e i 310 in Spagna.
Alla luce di ciò, senza una riforma sistemica efficace, coprire anni luce di distanza a bordo di una lumaca è un’impresa che fa impallidire la lotta di Don Chisciotte contro i mulini a vento.