di A.D.

Rush finale per Def e Piano nazionale delle riforme: il premier Paolo Gentiloni ha annunciato che saranno approvati martedì prossimo. Sembra dunque che sia stato raggiunto un compromesso sulle questioni ‘calde’, a partire da produttività, privatizzazioni e riforma del catasto.
Per ridare slancio al tessuto produttivo, il governo punterebbe sulla contrattazione di secondo livello, con nuovi sgravi per i premi dei lavoratori, associati, probabilmente, ad incentivi per le imprese che decidono di adottare il contratto decentrato. Il piano sulle privatizzazioni dovrebbe essere oggetto del Pnr, come peraltro indicato dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan; dal menù di correzione dei conti pubblici, da 3,4 mld di euro, salterebbe invece la revisione del catasto, a seguito delle proteste del partito di maggioranza per una misura che potrebbe risultare impopolare perché impatterebbe sulla tassazione sulla casa. Nel Def verrebbe inoltre ribadito l’impegno, nel 2018, a procedere con le dismissioni di quote del Tesoro nelle partecipate pubbliche, come linea di principio.
Accreditata è anche l’ipotesi di una lieve revisione al rialzo del Pil (1,1% rispetto all’1% nell’ultima stima del governo); il deficit strutturale si attesterebbe al 2,2% con la manovra correttiva, al 2,4% senza. A restare invariata, invece, la stima di crescita per il 2018 (1,3%). Sul disavanzo per il prossimo anno si aspetta l’esito del negoziato con la Commissione europea:  nel Def potrebbe essere rivisto al rialzo all’1,5% del Pil contro l’1,2% precedente, e poi di nuovo tra l’1,8%-2% nella Legge di Bilancio del prossimo autunno. E proprio per ottenere ‘credito’ con l’Europa, l’esecutivo punta a mettere sul tavolo proposte consistenti su lavoro, concorrenza, semplificazione della giustizia civile e lotta alla povertà, capitoli sui quali Bruxelles ha più volte insistito.
Allo stesso tempo, è consistente il timore di una nuova ondata di tagli che, però, potrebbe risparmiare i Comuni: per questi enti si aprirebbe una fase di maggiore elasticità di spesa, innanzitutto con lo sblocco del turnover inserito nel dl enti locali e una sorta di sanatoria per i premi concessi dagli enti in rosso, finora impossibilitati, proprio perché in perdita, a concedere forme di salario accessorio.