Guai per chi ha clonato o tenterà di copiare il modello Vespa. A confermarlo, con una sentenza storica, è  il Tribunale di Torino che, per la prima volta riconosce lo scooter Piaggio come ‘opera di disegno di industriale”.

I  giudici, infatti,  hanno stabilito che la Vespa, in tutte le sue declinazioni stilistiche, dal 1948 a oggi, è sempre tutelata dalla legge sul diritto d’autore. E questo apre scenari ovviamente preoccupanti (per tutti gli altri costruttori di scooter) e misteriosi (per la stessa sentenza): dire che tutte le Vespa nelle loro diverse versioni non possono essere copiate significa generalizzare al punto da rendere di fatto impossibile la commercializzazione di qualsiasi altro scooter. Già perché la forma della Vespa e quella dello scooter sono la stessa cosa. Bisognerà vedere con quale “severità” sarà applicata questa sentenza: lo scudo anteriore è protetto dal copyright? E il motore piazzato sotto la sella? E gli accenni più o meno vaghi alle famose “chiappe” laterali? Mistero.

Tutelare un design o una forma di un qualsiasi oggetto è già difficile. Ma farlo su un periodo così lungo come quello individuato dai giudici torinesi (dal 1948 a oggi) e quindi su almeno una trentina di diversi modelli è praticamente impossibile.

In ogni caso il tribunale ha accolto le richieste del professore e avvocato Giuseppe Sena e del legale Vincenzo Urso dello studio Sena e Tarchini, stabilendo che una società cinese non potrà commercializzare ‘cloni’ della Vespa in Italia. Una vittoria scontata (i modelli erano stati esposti addirittura al salone della moto Eicma ed erano palesemente copiati) ma parziale perché questi stessi scooter potranno poi essere venduti liberamente su mercati enormi come quello cinese. Quindi la forma della Vespa è stata ufficialmente riconosciuta come unica.