di Caterina Mangia

Nuova puntata per il caso Tap: la costruzione del gasdotto che dovrebbe arrivare dall’Azerbaigian alla Puglia procede secondo una serie di “tira e molla” che ben fotografano le lacune della politica e l’incapacità di prendere decisioni.
Dopo che lo scorso 27 marzo una nota del ministero dell’Ambiente  ha segnato il riavvio dei lavori nel cantiere a Melendugno, in provincia di Leccein seguito fermati a causa degli scontri tra polizia e manifestanti – oggi il Tar del Lazio ha aperto un altro capitolo, sospendendo l’autorizzazione all’espianto degli ulivi. Un decreto del presidente del Tribunale amministrativo regionale, infatti, ha accolto l’istanza presentata dalla regione Puglia per l’annullamento – previa sospensione – della nota del ministero dell’Ambiente in attesa del 19 aprile, giorno in cui si terrà la discussione dell’istanza cautelare in Camera di Consiglio.
Citando il provvedimento, la Regione Puglia spiega che, essendo già state avviate le operazioni di espianto, la misura cautelare richiesta possa venire accordata, “ai soli fini dell’immediato riesame dell’atto impugnato da parte ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), con riferimento sia alle osservazioni e alle competenze della Regione (specificate nella citata prescrizione A44), sia in base all’avvenuta presentazione al medesimo Ministero, da parte di TAP, di istanza di verifica di assoggettabilità a VIA del progetto esecutivo, relativo alla realizzazione del micro tunnel”.
Dopo i no-Tav e i no-Tap, adesso trionfano i pro-Tar: il governatore Michele Emiliano esprime la propria soddisfazione su Facebook: “la battaglia continua il 19 aprile con l’udienza. Appuntamento al concerto del 25 aprile a Melendugno. Non mancate”. E il vicepresidente nazionale di Legambiente, Edoardo Zanchini, all’Adnkronos: “questa decisione del Tar almeno faccia interrogare il governo sul caos italiano sulla gestione dei tubi del gas”. Infine Gianluca Maggiore, portavoce del comitato “No Tap” di Melendugno: “abbiamo letto il dispositivo che conferma quanto sostenevamo ovvero che la mancanza di fattibilità del progetto del microtunnel è una pregiudiziale per l’espianto degli ulivi”.