di Annarita D’Agostino

Sono 110 i miliardi di euro in fumo ogni anno per l’evasione fiscale, contro la quale l’unico freno è il prelievo alla fonte sulle retribuzioni da lavoro dipendente. E’ quanto emerge dai dati contenuti nella relazione del ministero dell’Economia e delle Finanze sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, che assegnano la maglia nera dell’evasione a lavoro autonomo e impresa.
In soli tre anni, il Mef ha registrato un incremento dell’evasione dell’ Irpef del 19,7%, passando da 29,5 miliardi di euro a 35,3 miliardi di evaso. La quota d’imposta non pagata dal lavoro autonomo e impresa passa da 25,5 miliardi a 30,2 miliardi (+18,2%), mentre la parte non versata dal lavoro dipendente (irregolare) da 3,9 miliardi sale a 5,1 miliardi, segnando addirittura un incremento di circa un terzo (+30,4%).
Ma sono i dati sull’Iva ad essere i più scoraggianti: l’evasione ammonta a circa un terzo dell’imposta potenziale, per un totale non versato di 40,1 miliardi; nel 2011 sono stati 32,3 i miliardi non dichiarato e 7,8 quelli dichiarati e non versati, mentre nel 2014 il totale è arrivato a 40,5 miliardi (+1%), con la quota non dichiarata che scende a 32,1 miliardi e il dichiarato non versato che sale a 8,5 miliardi.
Sul versante Ires, l’imposta evasa cala da 17,3 a 10,9 miliardi (-37,2%), ma cresce l’evasione dei contributi. Le entrate contributive a carico del lavoratore dipendente non versate crescono da 2,4 miliardi a 2,6 miliardi (+6,7%) e le entrate contributive a carico del lavoratore da 8 miliardi a 8,9 miliardi (+8,4%). La somma delle entrate contributive non pagate passa quindi da 10,4 miliardi a 11,3 miliardi (+8%).
In controtendenza positiva l’evasione dell’Irap che, dal 2011 al 2014, ha registrato una riduzione da 8,9 miliardi a 8,4 miliardi (-6,2%). Diminuisce sia la quota d’imposta non dichiarata, che passa da 7,2 miliardi a 6,8 miliardi, sia la quota non versata, che da 1,7 miliardi scende a 1,6 miliardi.
Secondo quanto dichiarato da Enrico Giovannini, presidente della Commissione per la redazione della ‘Relazione annuale sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva’, in audizione alla Commissione Bicamerale Anagrafe tributaria, nel 2014 la differenza fra le imposte da pagare e quelle effettivamente pagate – il cosiddetto tax gap – si è attestato a più della metà, il 59%, per il lavoro autonomo e di impresa, al 30% per l’Iva e al 4% per il lavoro dipendente. Ancora una volta, sono i lavoratori ad accollarsi il conto – salato – di un fisco iniquo.