Crescono i turisti stranieri che scelgono il nostro Paese come meta turistica, ma cambia il loro tipo di vacanza: pochi giorni e con poche spese.
Nel 2016 i turisti stranieri sono stati quasi 56 milioni, l’1% in più rispetto all’anno precedente e il 55% di arrivi in più rispetto al 2011. Eppure il soggiorno medio è passato dai 4,1 giorni del 2001 a 3,6 giorni dello scorso anno, con una spesa pro capite quasi dimezzata, perché passata dai mille euro del 2001 ai 661 euro del 2016.
Il quadro emerge dall’analisi “Il turismo internazionale in Italia”, realizzata da Confturismo -Confcommercio. A causa dei soggiorni più brevi dall’estero tra il 2001 e il 2016 sono stati persi 45 miliardi di euro, pari a tre miliardi all’anno, a testimonianza della necessità di una politica di promozione e commerciale in grado di allungare la permanenza media e le occasioni di spesa.
Chi è che sceglie l’Italia. Nel 2016 sono arrivati 39 milioni di turisti da Paesi europei e 16,5 milioni extra europei. In questo caso, il turismo rappresenta circa il 30% di quello internazionale con un trend di progressiva crescita (nel 2001 era il 26%). Negli ultimi due anni si sono registrati 3,9 milioni di arrivi in più, per il 64% provenienti da paesi extra-europei. Cresce soprattutto il turismo cinese (+1,5 milioni nel biennio 2015-2016) mentre in Europa  aumentano  i  flussi  dalla  Germania  (+533  mila  nel biennio) e  dalla Francia (+472 mila). La quota di mercato dei primi 10 Paesi per arrivi in Italia (sette sono europei e tre extra-europei) sale nel 2016 al 67,1% dal 65,8% del 2015. Ci sono stati dei cambiamenti interessanti: nel corso degli ultimi tre anni si sono dimezzati gli arrivi dalla Russia, mentre ritornano quelli dal Giappone. Scalano posizioni Cina e Svizzera rispettivamente dal 10° posto del 2001 al 4° del 2016 e dal 7° al 6°. All’opposto scendono Regno Unito, Austria e Giappone che passa dal 6° posto del 2001 al 10° del 2016. Nelle prime tre posizioni si confermano Germania, Usa, Francia mentre il Regno Unito fa spazio alla Cina al quarto posto. Eppure, sono i nostri principali mercati incoming a far segnare importanti riduzioni della permanenza media. Il turismo dalla Germania scende da 5,5 a 4,9 giorni, quello inglese da 4,3 a 3,8 ed il turismo francese da 3,4a 3,1. A ciò si deve aggiungere che la crescita della quota di mercato del turismo di origine cinese, caratterizzato da una modesta permanenza media (1,8 giorni), impatta ancor più negativamente sul valore medio complessivo.
Le mete più ambite. Boom di turisti internazionali nelle città d’arte, nelle località collinari e nelle città minori di interesse storico e artistico che confermano arte e cultura come tratti distintivi dell’offerta turistica italiana. Le città  d’arte  sia  nei  riguardi  del  turismo  internazionale  ( +31,5%  di  arrivi  e  + 22,1% di presenze nel periodo 2009-2015 ) che di quello di origine interna, tra il 2009 ed il 2015, hanno registrato un significativo incremento sia negli arrivi che nelle presenze, rispettivamente +15,4% e +16,6%. Tra le grandi città d’arte perde terreno Roma che, sempre nel periodo 2009-2015, con un milione di presenze in più fa segnare il più basso incremento assoluto persino dietro Napoli (+1,2 milioni) e Torino (+1,1 milioni) per non parlare di Firenze (+2,5 milioni) e Venezia (+1,8 milioni). Per il turismo internazionale si registra, nel medesimo periodo, una forte crescita degli arrivi in tutte quelle destinazioni che sono il cuore dell’Italia dei borghi: località collinari +42,4%, città minori di interesse storico e artistico +40,7%. L’analisi del movimento turistico per aree mette in contrapposizione gli straordinari risultati di Padova, Bologna e Verona con quelli deludenti di Ravenna, Pisa e Pistoia. E nelle destinazioni minori risulta evidente il contrasto tra la crescita di Urbino, Pompei e Ravello ed il calo di Aquileia, Paestum e Piazza Armerina.