di Claudia Tarantino

Secondo uno studio recentemente pubblicato dall’Ocse (Gender imbalances in the teaching profession) la femminilizzazione dell’insegnamento è in continua ascesa, tanto da aver raggiunto il 68 per cento nelle scuole dei Paesi presi in considerazione, causando uno ‘squilibrio di genere’ nella professione.
In particolare, la percentuale di donne dietro le cattedre italiane è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi 10 anni, tanto che l’Organizzazione per lo sviluppo economico ha ravvisato una distribuzione di genere nella professione ‘non equilibrata’, con l’83% di insegnanti donne rispetto all’intero corpo docente.
In effetti, non stupisce che orari di lavoro più concilianti con gli impegni familiari abbiano avvicinato più le donne all’insegnamento, facendone appunto ‘un mestiere per donne’.
Ma, se da un lato ci sono Paesi come il Regno Unito che hanno attuato politiche che incoraggiano l’assunzione di insegnanti di sesso maschile al fine di attenuare la crescente femminilizzazione della professione – introducendo, quindi, una sorta di ‘quote blu’ – dall’altro si registrano addirittura delle vere e proprie inversioni di tendenza, come nel caso dell’Italia, dove le ultime immissioni in ruolo contano percentuali di uomini in aumento tra i docenti under 35 soprattutto nelle scuole medie e alle superiori, dove i maschi sfiorano il 39 per cento di rappresentanza.
Anche qui, la spiegazione appare piuttosto ovvia, vista la difficoltà di trovare posti di lavoro sicuri in altri settori. E nemmeno i salari relativamente bassi demotivano i giovani che sempre più spesso in Italia scelgono di percorrere la strada dell’insegnamento.
Osservando i dati del ministero dell’Istruzione, emerge come la disparità aumenti con il decrescere del grado: degli 87.701 insegnanti titolari di cattedra di scuola d’infanzia, i maschi sono 612, lo 0,7%. La percentuale di insegnanti maschi sale al 3,6 per cento su 245.506 alla primaria, mentre alle medie gli uomini rappresentano il 22% dei 155.705 totali. Negli istituti superiori sono il 34,26% su 241.085 docenti.
Ciò appare legato allo stereotipo – diffuso in tutti i Paesi Ocse – secondo cui le discipline scientifiche sono di competenza strettamente maschile. Una concezione che spiega sia la più alta percentuale di maschi nell’insegnamento di materie scientifiche, sia il basso tasso di donne nelle facoltà di ingegneria, attività manifatturiere e costruzioni, dove rappresentano appena il 30%.
Un dato però, più di ogni altro, dimostra che il nostro Paese è ancora – purtroppo – lontano dal pieno raggiungimento della parità di genere ed è quello relativo ai dirigenti scolastici. Appena si sale di ruolo, infatti, le cariche più alte vengono ricoperte dagli uomini. Sebbene il 78% degli insegnanti della scuola secondaria di primo grado sia di sesso femminile, solo il 55% dei dirigenti scolastici è donna.
E, in questo caso, sarebbe davvero opportuno attuare politiche che incoraggino un’inversione di tendenza.