L’inflazione sembra non spaventare più l’Europa. La dinamica dei prezzi migliora, la crescita si rafforza, ma non ancora abbastanza da giustificare un cambio di rotta alla Banca centrale europea.

Il bollettino economico pubblicato da Francoforte, infatti, conferma le posizioni espresse dal presidente Mario Draghi: la ripresa economica dell’area dell’euro si consolida “in modo continuo” e i dati più recenti, soprattutto i risultati delle indagini congiunturali, hanno accresciuto la fiducia del Consiglio direttivo nel fatto che l’espansione economica in atto “continuerà a consolidarsi e ad ampliarsi”.

Nel bollettino – si evince – migliorano le stime sul Pil per quest’anno e il prossimo, con una crescita reale dell’1,8 per cento nel 2017, dell’1,7 per cento nel 2018 e dell’1,6 per cento nel 2019. Alla voce dei rischi restano Brexit e il protezionismo che ha trovato il suo alfiere in Donald Trump.

Nelle more del documento, si legge un passaggio sull’Italia e il suo debito, regina (Grecia a parte), per la distanza tra il rapporto con il Pil effettivo (intorno al 133%) e quello indicato dalle regole Ue (60%). Quanto ai rischi identificati dalla Commissione europea nell’analisi della sostenibilità del debito “a medio termine”, risulta tra quelli a livelli “alti”, ricorda l’Eurotower, osservando che in genere, i Paesi con rischi crescenti o alti per la sostenibilità del debito sono anche quelli che superano maggiormente il valore di riferimento del 60% per il rapporto debito/Pil e la cui posizione strutturale di bilancio è più lontana dagli obiettivi di medio termine.

“Il seguito dato dai paesi dell’area dell’euro alla valutazione della Commissione europea dei progetti di documenti programmatici di bilancio per il 2017 è stato insoddisfacente, poiché nessuno degli Stati considerati a rischio di non conformità con il Patto di stabilità e crescita ha attuato misure significative”.

Quanto all’aspetto dei prezzi, il tema è caldo sull’asse Berlino-Francoforte. I tedeschi lamentano infatti che la politica ultra-espansiva dell’Eurotower faccia galoppare troppo l’inflazione. Proprio i dati di oggi dell’istituto Gfk dicono che la fiducia dei consumatori tedeschi è calata, nell’ultimo mese: “L’aumento dell’inflazione in Germania e l’incremento dei timori per il potere d’acquisto impediscono un’ampia ripresa” dell’indice, hanno detto gli economisti. La Bce riconosce dal canto suo che l’inflazione complessiva ha di nuovo registrato un incremento, ma che questo è ampiamente riconducibile a un aumento della componente relativa ai beni alimentari ed energetici. “Tuttavia, le spinte inflazionistiche di fondo restano ancora moderate”.

La disoccupazione nell’area euro in calo? Per la Bce è così

La disoccupazione nell’area dell’euro è in calo ormai da quattordici trimestri consecutivi. Il tasso di  disoccupazione nell’area ha continuato a scendere nel quarto trimestre del 2016, dopo aver toccato il massimo agli inizi del 2013. In gennaio è rimasto al 9,6 per cento, il livello minimo dal secondo trimestre del 2009. Lo afferma la Bce nel bollettino.

La crescita dell’occupazione nell’area è proseguita nel terzo  trimestre del 2016, grazie soprattutto alla creazione di posti di  lavoro nel settore dei servizi. Secondo le indagini più recenti le  condizioni sui mercati del lavoro sarebbero migliorate ulteriormente,  con tutti i principali indicatori congiunturali che segnalano un  andamento ancora positivo in febbraio, salvo per il settore delle  costruzioni, dove sono rimasti sostanzialmente invariati. Ma, avverte  l’Eurotower, anche se l’andamento complessivo della disoccupazione è  chiaramente positivo, permane un considerevole eccesso di offerta sul  mercato del lavoro quando si considerino le misure più ampie del  sottoutilizzo del lavoro.