di Claudia Tarantino

Secondo i dati del primo rapporto nazionale del Csvnet (Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato), nel nostro Paese ci sono 44.182 associazioni, di cui 11.812 operano nel campo dell’assistenza sociale, 9.098 si occupano di sanità (e da sole queste due classi racchiudono il 55% del totale delle associazioni), seguono quelle che si occupano di cultura, sport e ricreazione. Anziani e minori sono le categorie primarie di utenti, con il 25,4%, mentre si dedicano a malati e disabili il 18% delle organizzazioni. Il 5,7% si occupa, invece, di nomadi, immigrati o profughi.
Il Rapporto si presenta in linea con i dati e le tendenze rilevate dal recente Censimento ISTAT sulle Istituzioni Non Profit relativo all’anno 2011, confermando, in termini assoluti, che sono 6 le Regioni dove si concentra il maggior numero di OdV: Lombardia, Toscana, Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto.
Le attività di aiuto e di sostegno che caratterizzano le associazioni di volontariato, generalmente non a scopo di lucro, partono principalmente da ragioni di altruismo, generosità, interesse per gli altri, spirito religioso e tanto altro, ma hanno anche un valore economico di non poco conto. L’Istat, infatti, ha rilevato nel 2011 un valore di quasi 8 miliardi di euro per le attività di volontariato che ‘pesano’, quindi, quanto 385 mila posti di lavoro a tempo pieno.
Inoltre, si tratta di un settore che, per fortuna, sembra non conoscere crisi, dal momento che, oltre al contributo lavorativo di circa 4,7 milioni di volontari, occupa circa 681 mila dipendenti, 270 mila lavoratori esterni e 5 mila lavoratori temporanei. In più, sono presenti anche altre tipologie di risorse umane che prestano a vario titolo la loro attività nelle istituzioni rilevate: 19 mila lavoratori comandati/distaccati, 40 mila religiosi e 19 mila giovani del servizio civile.
Osservando i dati, il Non Profit si conferma anche come traino per l’occupazione femminile, con 1,8 milioni di volontarie, 494 mila dipendenti, 142 mila lavoratrici esterne, 3mila lavoratrici temporanee, 9 mila comandate/distaccate, 26 mila religiose e 10 mila giovani del servizio civile.
La categoria professionale più rappresentata, con il 27,5% dei lavoratori retribuiti, dipendenti ed esterni, è quella delle professioni tecniche (professioni sanitarie infermieristiche, fisioterapisti, mediatori interculturali etc.). Seguono le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi con il 24,1% (operatori socio sanitari, assistenti socio assistenziali e assistenti domiciliari etc.), le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (17,9%), le professioni non qualificate con il 13,8% (collaboratori scolastici, addetti alle pulizie, operatori ecologici, etc.) e le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (11,4%). I dirigenti e gli imprenditori rappresentano invece una quota pari al 3,5% del totale dei lavoratori retribuiti.
Il censimento Istat fa anche riferimento ai bilanci in attivo delle istituzioni del Non Profit con 64 miliardi di euro in entrata e 57 in uscita. In particolare, le Regioni con il maggior volume, sia di entrate che di uscite, sono la Lombardia (oltre 17miliardi di euro di entrate e oltre 15miliardi di euro di uscite), e il Lazio (quasi 15miliardi di entrate e quasi 12miliardi di uscite). Nell’insieme, i valori delle due regioni rappresentano circa il 50% del totale complessivo.
La principale fonte di finanziamento è di provenienza privata (per l’86,1% delle istituzioni), mentre il 13,9% ha entrate di fonte prevalentemente pubblica. I settori che utilizzano di più fonti di finanziamento pubblico sono Sanità (36, 1%), Assistenza sociale e protezione civile (32,8%), Sviluppo economico e coesione sociale (29,9%). Quelli più sostenuti da introiti privati sono Religione (95,5%), Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (95,3%), Cooperazione e solidarietà internazionale e Cultura sport e ricreazione (entrambe 90,1%).